«Non è solo colpa dell’uomo, il clima cambia naturalmente»

«Non è solo colpa dell’uomo, il clima cambia naturalmente»
di Antonio Galdo
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Martedì 21 Luglio 2015, 23:38 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 00:08
«L’afa prolungata di questi giorni, particolarmente accentuata in alcuni paesi come l’Italia, rientra nel campo dei fenomeni meteorologici, in particolare è originata da una situazione detta di blocco, fortunatamente abbastanza rara. Per inquadrarlo nei cambiamenti climatici globali occorrono studi specifici che si compiono su scala globale e su un arco tempo di almeno trent’anni…»: Franco Prodi fino al 2008 ha diretto l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, dove tuttora è associato.

Possiamo fare delle ipotesi realistiche sull’aumento delle temperature nei prossimi anni?

«Sul piano scientifico la mia risposta è chiara: la nostra conoscenza del clima, e dei fattori che lo condizionano, non è tale da consentire previsioni certe, ma solo scenari possibili».

Papa Francesco nella sua enciclica Laudato sii dice che intervenire sul cambiamento climatico è un dovere morale per l’uomo.

«Mi sento di fare un distinguo su questa parte dell’enciclica. Papa Francesco dice testualmente che “esiste un consenso abbastanza ampio sul fatto che il sistema climatico si stia scaldando”. In pratica sposa le tesi dell’Ipcc, la conferenza intergovernativa sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite».

E questo non la convince?

«Sappiamo con certezza dagli studi dei climi del passato che il cambiamento è connaturato, per cause astronomiche e per l'attività solare, al clima. Ma l'effetto dell'attività umana si è aggiunto solo in tempi recenti, dall'inizio dell'ottocento e questo è un intervallo temporale troppo ridotto per stimare quantitativamente quanto questo processo, che è certo, pesi nel cambiamento generale».

Cioè l’uomo e non la natura.

«La natura e l'uomo. Separare le due componenti non è facile, e ciò dovrebbe indurre alla massima prudenza».

Ma così non si rischia di alzare le mani in segno di resa?

«Al contrario. Il rispetto del pianeta dovrebbe diventare il principale obiettivo dei singoli governi e degli organismi sovranazionali: qui si gioca la partita del nostro futuro. E la parte in cui l’enciclica del Papa condanna l’inquinamento causato dall’uomo, che non sa più custodire il Creato, mi trova entusiasta».

Quando, secondo lei, c’è stato il punto di svolta nel comportamento dell’uomo?

«Dobbiamo andare indietro di un paio di secoli, e risalire all’invenzione della macchina a vapore. Da allora l’uomo ha aumentato il suo contributo all’inquinamento, fino all’attuale saccheggio delle risorse che, ricordiamo, non sono infinite, ma limitate».

Il paradosso è che la tecnologia, andata molto avanti, non ha contribuito a una migliore protezione dell’ambiente.

«Torno all’enciclica, e alla sua parte più radicale. Nella quale Papa Francesco critica la tecnologia assolutistica, spogliata dell’umanesimo, e la finanza che la sfrutta per i suoi fini».

Che cosa possiamo fare, con i nostri comportamenti quotidiani, per evitare questa deriva del Creato?

«A volte basterebbe il buonsenso. Per non sprecare l’acqua, ridurre l’uso della plastica, smaltire i rifiuti in modo corretto. Gesti semplici, ma di grande valore».

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