Il mercato ortofrutticolo va all'asta
per un debito con la Ibm

Una panoramica del Mof di Fondi
di Barbara Savodini
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Sabato 4 Luglio 2015, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 22:47
FONDI - Dopo anni trascorsi ad annaspare tra ingiunzioni di pagamento e scioperi per stipendi erogati in perenne ritardo, a far finire il Mof all’asta è stato un debituccio: 427mila euro che la struttura di viale Piemonte doveva alla “Ibm Italia” per l’istallazione di un dispositivo in grado di controllare gli accessi al mercato.



A meno di cento giorni dalla firma dell’ordinanza di vendita da parte del giudice del Tribunale di Terracina Alfonso Piccialli, l’offerta è quindi comparsa a sorpresa tra le più appetibili aste giudiziarie del mese.



Gran parte del complesso, comprendente i padiglioni A, B, e C, il parcheggio multipiano, la piattaforma, l’ingresso, il centro direzionale, la cabina elettrica e persino la casa cantoniera sono infatti stati valutati nel dicembre del 2014 dal perito incaricato, l’ingegner Giovanni De Benedictis, poco più di 25 milioni di euro.



Il tutto in un unico lotto senza possibilità da parte dell’acquirente di comprare un solo immobile. Immenso il patrimonio finito all’asta, oltre 27mila metri quadrati di superficie commerciale all’interno dei quali sono custoditi gli stabili e le aree più moderne del mercato.



E a tre giorni dalla pubblicazione della proposta, la notizia è corsa veloce tra grossissimi imprenditori e magnati, gli unici in grado di mettere le mani sul gigante di viale Piemonte.



Per formulare proposte c’è tempo fino alle 13:00 del 23 settembre 2015, giorno in cui verranno aperte le buste e si conosceranno, ammesso che ce ne saranno, i nuovi proprietari del Mof. Un tipo di vendita “senza incanto” dunque, come si dice tecnicamente, che non consente di formulare proposte in tempo reale durante l’asta ma che prevede invece la consegna delle stesse in busta chiusa presso l’ufficio incaricato, in questo caso lo studio legale Iucci di Latina, in viale dello Statuto 41.



E sarà proprio in quell’ufficio che, alle 16 del 24 settembre, sarà ufficializzato l’atto di compravendita alla presenza dei diretti interessati. La notizia è arrivata come un macigno su decine di operatori ortofrutticoli, preoccupati per le sorti della propria attività ma in parte consapevoli del fatto che un cambio di proprietà potrebbe anche lasciare invariato l’assetto del mercato. Meno sorpresi i vertici di viale Piemonte che conoscono bene la quantità e l’entità dei debiti delle società Mof e Imof e che, naturalmente, erano stati avvisati di quanto sarebbe accaduto già dall’inizio della procedura con successiva conferma il giorno in cui l’atto è stato depositato in cancelleria, ovvero lo scorso 6 giugno.



Intanto, sul sito delle aste giudiziarie l’acquisto degli immobili di viale Piemonte viene presentato come un vero e proprio affare: 25 milioni di euro per un complesso di recente costruzione (appena 15 anni) ed in ottimo stato visto e considerato anche il denaro speso annualmente per la manutenzione degli stabili, circa 200mila euro. Il timore più grande ora consiste nella possibilità, piuttosto concreta, che altri creditori possano accodarsi alla procedura dell’Ibm Italia velocizzando il processo di smembramento del gigante di viale Piemonte le cui proprietà, in totale, si estendono su una superficie di 335 ettari.



Sono infatti ormai moltissime le società che vantano crediti importanti nei confronti del Mof: oltre ad Acqualatina, anche il fornitore del servizio elettrico, la Tecnoservizi-Ambroselli, i cui dipendenti hanno cessato l’attività ormai da un anno lasciando scoperto il servizio di raccolta e smaltimenti dei rifiuti, la Italpol (sicurezza e guardiania) e la Cep (pulizia bagni e uffici), solo per citare quelle già balzate agli onori delle cronache.