Proprio le condizioni fisiche di Cardosi hanno convinto il giudice Laura Matilde Campoli ad accogliere la richiesta di trasferimento agli arresti domiciliari dove l'anziano potrà essere assistito in maniera più efficace. Naturalmente Cardosi, dopo aver lasciato il carcere di via Aspromonte, non è stato trasferito nella casa dove sabato sera ha ucciso la moglie, con un colpo di pistola alla nuca, ma in un'altra abitazione.
Durante l'interrogatorio di ieri, l'uomo ha spiegato - seppur con difficoltà - di avere ucciso la moglie perché non riusciva più a sopportare la sofferenza della donna, affetta da una grave malattia. Una sorta di liberazione dal dolore che tuttavia Cardosi non ha illustrato con l'intenzione di giustificarsi davanti al giudice, ma soltanto per spiegare il motivo del gesto estremo.
Dopo aver sparato alla moglie, Anna Recalcati di 69 anni, Cardosi ha tentato di uccidersi assumendo una notevole quantità di farmaci. I medicinali tuttavia lo hanno stordito, senza fortunatamente portalo alla morte. Il figlio, insospettito per le mancate risposte alle numerose telefonate, ha scoperto la tragedia presentandosi domenica pomeriggio nella casa dei genitori. Secondo la ricostruzione Cardosi, difeso dagli avvocati Claudio Cardarello e Fabrizio Cannizzo, ha vegliato il cadavere della moglie per quasi 24 ore restando solo in casa.