Inchiesta Tiberio, cade l'associazione per delinquere ma niente scarcerazioni

Da sinistra Isidoro Masi, Gian Pietro De Biaggio e Nicola Volpe
di Marco Cusumano
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Sabato 4 Febbraio 2017, 10:01
La decisione del tribunale del Riesame è arrivata poco prima della scadenza dei termini: misure cautelari confermate per tutti, nessuna scarcerazione. Isidoro Masi e Nicola Volpe restano in carcere, mentre Gian Pietro De Biaggio non lascerà gli arresti domiciliari. Dunque l'impianto accusatorio sostanzialmente regge, la misura cautelare viene confermata dai giudici che tuttavia intervengono sul capo d'imputazione annullando la lettera M, ovvero l'associazione per delinquere.

Una vittoria per la difesa che, in verità, puntava più in alto, ovvero alla liberazione degli indagati. Per conoscere la motivazione del provvedimento occorrerà attendere. I tre indagati - difesi dagli avvocati Giovanni Lauretti, Gaetano Marino e Alessandro Paletta - potrebbero ora rivolgersi nuovamente al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario, che già ha respinto la prima richiesta di scarcerazione, sostenendo l'attenuamento delle esigenze cautelari dopo la pronuncia del Riesame, chiedendo nuovamente la remissione in libertà. Una possibilità certo non facile, ma neanche da escludere.

L'udienza al Riesame si è svolta l'altro ieri davanti ai giudici romani (presidente Filippo Casa) che ieri pomeriggio si sono espressi. Nei ricorsi presentati dagli avvocati difensori vengono contestate le esigenze cautelari, ma anche l'utilizzo di alcune intercettazioni raccolte dai carabinieri nel corso delle indagini. Il pubblico ministero Valerio De Luca aveva depositato alcuni nuovi documenti per rafforzare ulteriormente le dichiarazioni rese dall'imprenditore Mauro Ferrazzano, il quale ha sostanzialmente confermato le accuse della Procura. Ferrazzano aveva anche chiamato in causa Volpe, Masi e Cusani, rendendo dichiarazioni definite attendibili dal giudice, in particolare per quanto riguarda le liste delle ditte da invitare per gli appalti pilotati.

L'accusa di associazione per delinquere è stata bocciata alla prima occasione utile. Nel caso di Armando Cusani l'accusa è infatti di corruzione, non di associazione per delinquere. Ora gli occhi sono puntati sulle udienze della prossima settimana: mercoledì 8 si discuteranno i ricorsi presnetati dagli avvocati di Domenico D'Achille, Alessandra Bianchi e Antonio Avellino. 

Dalle indagini dei carabinieri è emerso un quadro di reciproci vantaggi tra gli appartenenti al gruppo criminale, ma adesso, essendo caduta l'ipotesi associativa, si potranno contestare i singoli episodi con responsabilità evidentemente limitate alle persone direttamente coinvolte.
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