Milano, dopo mezzanotte stop (anche) al gelato. Vietato l'asporto di alimenti di ogni tipo

I commercianti: un errore. Ordinanza per le zone della movida

Milano, dopo mezzanotte stop (anche) al gelato. Vietato l'asporto di alimenti di ogni tipo
di Claudia Guasco
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Giovedì 18 Aprile 2024, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 06:01

La questione è calda, agita gli animi e scontenta un po' tutti. I commercianti che perdono clienti (e guadagni), le associazioni di categoria impegnate in settimane di trattative senza successo, i comitati di quartiere che ritengono l'intervento inutile per riconquistare un po' di pace notturna.

Il tema, annuncia via social l'assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli, è il seguente: «Movida. Obiettivo, cercare un equilibrio tra la socialità e il divertimento, la quiete e salute dei residenti e la libera attività economica». Così sono stati messi dei paletti con effetti collaterali che, sostengono i detrattori, ben poco hanno a che fare con la dichiarazione d'intenti: dal prossimo 17 maggio al 4 novembre in dodici zone densamente frequentate nelle ore serali sarà vietato acquistare un gelato o una bottiglietta d'acqua d'asporto dopo mezzanotte.

NUOVE REGOLE

La stretta riguarderà Brera e Ticinese fino alla Darsena, Arco della Pace e Lazzaretto, corso Como e Garibaldi, vie dove i locali si rincorrono.

Ecco le regole: stop all’asporto tutti i giorni allo scoccare della mezzanotte, chiusura dei dehor mezz’ora dopo e solo sabato, domenica e nei festivi l’orario si prolunga fino all’una e mezza. Ambulanti via dalle strade dalle 20. La versione definitiva dell’ordinanza non è stata ancora firmata dal Comune, per ora è pubblicata in Albo pretorio come «avvio di procedimento», in attesa di «eventuali osservazioni» che le parti interessate dovranno inviare entro il 3 maggio. E già si preannunciano critiche compatte. «Il provvedimento non risolve il problema, anzi crea danni aggiuntivi. I prolungamenti esterni di bar e ristoranti rappresentano uno strumento fondamentale per contrastare il degrado e garantire la sicurezza. Mettere le persone a sedere, in modo ordinato e non lasciarle in giro a bivaccare contribuisce a contrastare il fenomeno», afferma il presidente nazionale Fipe Lino Stoppani. Il problema della movida esiste, spiega, «ma questo intervento provoca solo danni ad aziende che creano ricchezza e fatturato». Stoppani ha appena presentato il rapporto sulla ristorazione, ricognizione di un settore in ottima salute: nel 2023 i consumi alimentari fuori casa sono saliti a 92 miliardi di euro, con 1,4 milioni di lavoratori dipendenti (+6,4% sul 2022) e un valore aggiunto di oltre 54 miliardi. Un imprenditore su due (a dicembre erano 331.888 le aziende in tutta Italia) ha puntato sul rinnovo delle attrezzature e il potenziamento digitale, per l’anno in corso il piano di investimenti sfiora i 4 miliardi. «E adesso, per chi lavora a Milano, arrivano limitazioni che erodono il bilancio e non servono a niente - dice Stoppani - Chiudere è inutile, senza attuare tre interventi necessari». Questi: «Contrastare l’abusivismo tipico nelle zone della vita notturna, dove gli esercizi vengono penalizzati da chi vende bevande senza licenza, ambulanti aggressivi che stazionano dalle sei del pomeriggio alle tre di notte. Rafforzare i controlli, se vogliamo ripristinare un minimo di decenza. Infine il Comune deve riprendersi il presidio del territorio, programmando uno sviluppo ordinato: prima si è dato il via libera alle aperture indiscriminate, poi scattano i divieti».

Mar co Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, è sbigottito: «Impossibile vendere dopo mezzanotte un cono gelato o una bottiglia d'acqua. L'amministrazione comunale si sta rendendo conto di cosa sta facendo?». La sua riflessione è: «Se anche si vieta l'asporto, i ragazzi vanno a comprare le bevande altrove. La soluzione è mettere al punto un provvedimento che impedisce il consumo per strada e organizzare monitoraggi della polizia locale. Ricordo che a Milano la tassa di occupazione del suolo pubblico è aumentata in media del 40% e la pagano i titolari dei locali con tavolini e sedie. Sottrarre loro due ore di lavoro serale mi sembra un sacrificio un po' eccessivo».

DECIBEL

Che ne sarà dell'ordinanza provvisoria? «Il Comune aveva già ascoltato le nostre istanze, ne discutiamo da tempo, presenteremo le osservazioni - anticipa Stoppani - I titolari di pubblici esercizi sono arrabbiati». E per una volta si trovano sullo stesso fronte delle associazioni dei cittadini, altrettanto scettiche sull'efficacia delle misure. Gabriella Valassina è la fondatrice del Comitato Navigli e fornisce una lettura storica del provvedimento di Palazzo Marino: «È conseguenza delle decine di cause in corso intentate dai residenti. Noi da vent'anni ci battiamo affinché la situazione nel quartiere venga regolata e modificata, qui l'invivibilità è totale». chiudere prima non aiuta? «La nostra criticità è l'inquinamento acustico, nel documento non si parla di installazione di rilevatori dei rumori o della dotazione di fonometri alla polizia locale». Sabato scorso Gabriella Valassina è andata in sopralluogo e ha misurato i decibel sui Navigli: 85, ben oltre i 55 della soglia stabilita per legge nelle zone residenziali e superiori anche agli 80 di un concerto allo stadio di San Siro.

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