Santoro a Berlusconi: «Non è riuscito
né a domare né a comprare Annozero»

Michele Santoro (foto Virginia Farneti - LaPresse)
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Mercoledì 9 Giugno 2010, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:29
ROMA (9 giugno) - Annozero un cavallo che lei non riuscito n a cavalcare, n a domare, n a comprare. Vediamo se ci sar nel palinsesto della prossima stagione. Comunque sia è un cavallo che continuerà a correre». Lo ha detto stasera Michele Santoro - nell'anteprima di Annozero - rivolgendosi direttamente al premier Silvio Berlusconi. Annozero, con la puntata di stasera, si congeda dal pubblico dopo un anno carico di polemiche e anche di incertezze sul suo stesso futuro. Santoro, lunedì scorso, ha avuto rassicurazioni dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, ma il direttore generale, Mauro Masi, ha ricordato che è lui a decidere sul palinsesto.



«La nostra televisione è diventata un po' fascista tra virgolette. Non perchè inneggi al Duce ma perché ha abdicato al conformismo», ha tuonato Santoro, che ha paragonato la nostra tv a un Macdonald's dove tutto è semplice e banale. «È impensabile - dice il conduttore - per noi produrre serie come i Soprano, Lost o dottor House. La nostra televisione si riduce a questo: santi, carabinieri e puttane».



Quindi riferendosi alla minaccia di Berlusconi (poi smentita) sulla possibilità di non firmare il contratto di servizio qualora rimangano in Rai trasmissioni faziose, Santoro ha detto: «C'è stata una affermazione di Silvio Berlusconi che poi è stata anche smentita. Poniamo che lui abbia veramente detto: "Se ci saranno ancora in Rai trasmissioni che criticano il governo allora non firmo il contratto di servizio". Questo vuol dire che la Rai perderà il canone. Bene, io ho sognato di diventare per un attimo direttore generale della Rai, anzi della "Raiperunanotte", e allora gli avrei detto davanti alle telecamere una frase di questo tipo: "Veramente lei farebbe una caso del genere?" Allora la faccia, anzi faccia una cosa, si riprenda tutti gli uomini che ha messo nella nostra azienda e così finalmente possiamo farci una bella partita Rai contro Mediaset e sono sicuro che questa partita la Rai la vince».



«È stravagante che un'azienda paghi per mandar via uno che gli porta audience o che non faccia trasmissioni giornalistiche in campagna elettorale», ha detto oggi il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, a Repubblica tv, rilanciando la proposta del Pd di un amministratore delegato che «gestisce l'azienda, ne risponde e non accetta telefonate da nessun politico».



Rai, Masi non va in Vigilanza: è scontro. Il direttore generale della Rai intanto non parteciperà giovedì all'audizione in Commissione di vigilanza. Con una lettera Masi ha fatto sapere al presidente Sergio Zavoli, ai vicepresidenti e ai capigruppo la sua impossibilità di rispondere alla convocazione del presidente Sergio Zavoli.



«Le tematiche di maggior rilevanza e strategicità, su tutte la definizione dei palinsesti per il prossimo autunno, sono attualmente all'esame del consiglio di amministrazione i cui lavori sono stati aggiornati a domani alle ore 12 e dunque in concomitanza con la prevista audizione», ha scritto Masi, che dunque non rispondererà alla convocazione di Zavoli. Da qui la richiesta di rinviare la data dell'audizione «all'esito delle determinazioni assunte dal consiglio d'amministrazione».



«Leggo, sconcertato, le motivazioni che accompagnano la richiesta di rinviare la Sua audizione fino a quando non potrà disporre delle determinazioni assunte dal consiglio di amministrazione; e, immaginando le domande che Le verrebbero rivolte, mi anticipa, arbitrariamente, che non sarebbe in grado di rispondere!», ha replicato irritato Zavoli, in una lettera inviata a Masi. «Forse Le sfugge - aggiunge Zavoli nella missiva - il significato dell'invito a fornire in Commissione una serie di notizie sull'andamento delle molte questioni che investono la credibilità del Servizio pubblico, talune riferite a ciò che Lei cita, ma altre, ben più numerose e complesse, ormai di argomento quotidiano. Le ricordo, infine, che La richiesta di ascoltarLa Le viene da una Commissione bicamerale che, per la giurisprudenza costituzionale, è l'editore dell'Azienda da Lei diretta».



«Da che mondo è mondo quando la commissione di Vigilanza convoca il direttore generale della Rai, lo stesso è tenuto a presentarsi, a maggior ragione quando l'audizione è stata concordata meno di 48 orsono. Avere il cda della Rai alle ore 12 non impedisce, e spero non impedirà, al dg Masi di venire in Vigilanza alle 14, magari sospendendo i lavori del consiglio d'amministrazione per una sola ora. Personalmente chiederò agli uffici della commissione di predisporre un mini-servizio catering utilizzabile anche dal direttore generale», ha commentato il senatopre Fabrizio Morri, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza. «Fuori dagli scherzi - conclude Morri - voglio davvero sperare che il direttore generale trovi il modo di non offendere il Parlamento rifiutandosi di affrontare i gravi problemi che investono la Rai».



Zavoli, nella riunione di ieri della Viilanza aveva convocato con urgenza Masi, «per avere a quel livello di responsabilità risposte per garantire serenità e certezza, con l'assunzione di provvedimenti che mettano ordine in vicende che ci inquietano». Già il 25 maggio la Commissione di Vigilanza della Rai aveva deciso di convocare il direttore generale della Rai per chiedere chiarimenti in merito alla possibile rescissione consensuale del contratto tra l'azienda e Michele Santoro, sul caso della rinuncia alla conduzione del Tg1 da parte di Maria Luisa Busi, oltre che al piano industriale e all«oscuramentò di Rai News.




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