Il talento dei giovani messo al bando:
l'Europa non è più il centro del mondo

L'esultanza dei giapponesi (foto Matt Dunham - Ap)
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Venerdì 25 Giugno 2010, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 21:51
ROMA (25 giugno) - Il day after gi propone alcune simpatiche dichiarazioni. Dice il presidente federale Giancarlo Abete: abbiamo la necessit e il dovere di ripartire. Forse allude al volo charter che la comitiva azzurra sta per prendere da Johannesburg. Dice il presidente del Coni Gianni Petrucci: no a processi sommari, serve un’analisi. Che sia logica, se non è chiedere troppo. Il calcio, scriveva Jean Paul Sartre, è una metafora della vita. E quindi della società cosiddetta civile.



Speriamo non sia il contrario, anche se i segnali sono purtroppo in questo senso: il talento dei giovani messo al bando, il conservatorismo di potere, la multietnicità rifiutata. Come quello che la “vecchia Europa” sta decadendo anche nel settore: magari alla fine un’europea (l’Inghilterra? La Germania? L’Olanda?) vincerà anche il mondiale, ma intanto due nazioni asiatiche reduci dall’aver organizzato i mondiali del 2002 e dunque di aver dato una spinta al movimento interno, avanzano; le Americhe (Sud, Centro e Nord) vanno fortissimo e anche gli Stati Uniti, cimitero degli elefanti europei, stanno scoprendo lo spettacolo del calcio.



L’Europa non è più il centro del mondo, né il centro del mondiale. E le vuvuzelas sembrano accompagnare, con la loro lagna, il mesto cammino della carretta degli sconfitti.


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