Manovra, carte e bancomat anche per pagare caffè e giornale

Manovra, carte e bancomat anche per pagare caffè e giornale
di Sonia Ricci
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Mercoledì 2 Dicembre 2015, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 10:19
Un'innovazione che presto potrebbe diventare realtà, permettendo addirittura di pagare un caffè al bar o il giornale con carta di credito o bancomat. Mentre il governo non cede sull'aumento del tetto per l'uso del contante a 3mila euro (voluto soprattutto da Area popolare), il Pd accelera sull'utilizzo della moneta elettronica e presenta un emendamento nella Legge di Stabilità che apre ai micropagamenti, anche di pochi euro, tramite carte. L'obiettivo è cancellare la soglia dei 30 euro, entrata a regime nel 2014, sotto la quale i commercianti possono negare i pagamenti digitali. Si propongono sanzioni per quegli esercenti che non si mettono in regola con l'obbligo di accettare pagamenti tramite Pos; le commissioni bancarie per gli acquisti fino a 5 euro dovrebbero scendere in modo che l'uso delle carte pesi il meno possibile sui venditori. Il tetto massimo non dovrebbe superare i 7 millesimi di euro per i bancomat e un centesimo per le carte di credito.

LE REAZIONI
Secondo il mondo del commercio la norma può funzionare solo a patto che vengano tagliati del tutto i costi delle transazioni. «Bisogna assolutamente evitare - ha commentato Confesercenti - di creare nuovi vincoli e obblighi per le imprese e che i costi dell'operazione ricadano interamente su di esse». Anche secondo Confcommercio all'incentivo della moneta elettronica deve corrispondere una riduzione della quota fissa a carico delle imprese. Sempre sul fronte della manovra, in tema di credito, oltre al "travaso" del decreto sul salvataggio di quattro banche, il governo è pronto a presentare un altro emendamento per concedere sconti fiscali agli istituti di credito. Si tratterebbe di un aumento, dal 96% al 100%, della deducibilità Ires degli interessi passivi per le banche. La misura dovrebbe compensarle del taglio dell'Ires contenuto nella manovra a partire dal 2017, che per il settore avrebbe come conseguenza la riduzione della deducibilità fiscale dei crediti che sono in sofferenza e quindi una penalizzazione.

LE IPOTESI
Si concretizza anche l'ipotesi del mix di interventi per il Sud: decontribuzione al 100% per i nuovi assunti a tempo indeterminato e un credito d'imposta per i nuovi investimenti, sul modello della "Visco-Sud", con alcune differenziazioni in base alla dimensione delle imprese. Per quelle più grandi del Mezzogiorno il credito potrebbe essere fissato tra il 10% e il 15%. Correttivi sono stati presentati anche in tema di ammortamenti e autoimpiego: sul primo, si punta al super ammortamento maggiorato al 160% per gli investimenti delle aziende del Sud; sul cosiddetto self-employment, invece, la proposta è di stanziare altri 180 milioni per promuovere l'autoimprenditoria. Spunta, tra le richieste, anche la stretta sull'uso della carta e dei toner per le stampanti nelle Pa. E sempre in tema di pubblico impiego si continua a lavorare sullo sblocco parziale del turn over. L'apertura alle assunzioni potrebbe riguardare solo i piccoli Comuni che si uniscono e le Asl. Per le province, invece, si lavora a un alleggerimento dei mutui con la proroga del blocco del pagamento delle rate per altri 12 mesi. Emendamenti bipartisan (a firma Pd, Ap, Forza Italia e Gruppo misto) sono stati poi presentati al congedo parentale: si chiede di innalzare da due a quindici giorni il congedo obbligatorio per i neopapà. Sempre il Pd ha presentato modifiche per far pagare il canone Rai maggiorato anche a ostelli, B&B, bar e ristoranti (come succede ora per gli alberghi).

Nel frattempo, il governo festeggia il successo della voluntary disclosure, per regolarizzare i capitali detenuti all'estero: una nota del Mef ha annunciato che sono stati raggiunti 3,8 miliardi di gettito, contro una stima di 3,4. Di questi 1,4 miliardi erano relativi al 2015 mentre altri gli altri 2 contribuivano alle coperture della manovra per il 2016: emerge quindi un “tesoretto” di almeno 400 milioni.