Il pm: «Dai tifosi dell'Aquila calcio
nessuna violenza o estorsione»
Chiesta l'archiviazione, palla al Gip

Il pm: «Dai tifosi dell'Aquila calcio nessuna violenza o estorsione» Chiesta l'archiviazione, palla al Gip
di Marcello Ianni
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Giovedì 15 Giugno 2017, 10:02
L'AQUILA - Nessuna tentata estorsione né violenza privata da parte degli ultras dell'Aquila Calcio sui quali si sono recentemente concentrate le indagini della Procura e della Sezione Anticrimine ovvero sulle presunte pressioni esercitate alla società per agevolare il passaggio di quote societarie ad altri imprenditori. Il sostituto procuratore Fabio Picuti, titolare del fascicolo, ha nei giorni scorsi chiesto l'archiviazione della vicenda penale, che aveva destato fin dall'inizio una certo clamore non solo tra la tifoseria ma anche della stessa società di calcio. Reati ipotizzati che hanno destato parecchi timori per P.T. di 43 anni; M.M e G.M. entrambi di 28 anni; M.T. di 27 anni; A.C. di 42 anni; M.M. di 32 anni; M.P. di 53 anni ed infine S.E. di 26 anni per i risvolti ai quali sarebbero potuti andare incontro.
Ora l'ultima parola spetta al Gip che potrebbe anche decidere di non seguire l'indicazione di Picuti che si è avvalso della collaborazione della Sezione Pg della Guardia di Finanza che ha ascoltato tra gli altri anche alcuni giornalisti presenti al momento dell'ingresso dei tifosi in sala stampa. Il passo successivo per l'avvocato Stefano Marrelli che assiste diversi tifosi indagati, sarà quello di scongiurare la misura di prevenzione, quella del Daspo, quest'ultima a firma del Questore che viaggia separatamente dal procedimento penale ma che potrebbe essere fortemente ridimensionata se il caso verrà definitivamente archiviato.
La vicenda, come si ricorderà, ruota attorno al comunicato stampa che i tifosi avrebbero preteso, interrompendo la conferenza stampa del tecnico Battistini, per ribadire la disponibilità dell'attuale proprietà a passare la mano senza chiedere esborsi economici e garantendo il pagamento del debito. In quell'occasione i tifosi fecero chiamare al telefono prima il direttore generale, Fabio Aureli, e poi il presidente Corrado Chiodi, fuori città per motivi personali, per chiedere la diffusione della nota.
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