La Macchina della parola di Ruggiero, come ti cucino un talk show

La Macchina della parola di Ruggiero, come ti cucino un talk show
di Carmine Castoro
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Sabato 27 Settembre 2014, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 20:21
Forse non c’ niente di pi facile oggi che sedersi comodamente in poltrona davanti al televisore sintonizzato su Matrix, Piazzapulita, Servizio pubblico, Porta a Porta, o su uno delle decine di spazi di cosiddetto “approfondimento politico”, e lasciarsi stordire per una manciata di ore da “onorevoli” di opposti schieramenti che si affrontano come galli in un pollaio o gladiatori all’ultimo affondo su argomenti delicatissimi della scena sociale economica e istituzionale su cui i cittadini desidererebbero – meglio, pretenderebbero – chiarezza, suggerimenti, informazioni trasparenti.



Dal libro di Ruggiero, approfondito nella ricerca e ottimo punto di sintesi di un certo tipo di programmazione televisiva degli ultimi decenni, apprendiamo invece che il classico talk di prime-time o di seconda serata è “un oggetto comunicativo complesso”.



E lo è senza ombra di dubbio. Tanto più che dobbiamo fare i conti con un’epoca davvero infelice rispetto agli antichi dettami della polis greca, intrisa di cinismo e manie di protagonismo, di pensiero unico e “sfumatura dei confini”, di crisi delle ideologie e di naufragio delle grandi narrazioni collettive su cui già Lyotard nella sua famosissima analisi del postmoderno, decenni fa, poneva un drammatico accento.



E allora come funzionano per davvero il “salotto” di Vespa, l’”arena” di Giletti, il “processo” alla Annunziata, la “macchina della verità” alla Minoli, tutte varianti di uno stesso prototipo di approccio giornalistico e dialettico alle questioni di governo, ma in verticale crisi di consensi e di attivazione di processi trasformativi reali da parte del pubblico da casa?



Funzionano tutti con grande sfolgorio di studi, luci, domande, dibattiti, sfide all’arma bianca, ma con un fenomeno carsico di insignificanza, inquinamento acustico, eccesso di piaggeria o di aggressività fra contendenti che, anche nelle migliori famiglie televisive, per così dire, getta un’ombra sinistra su ciò che apprendiamo davvero vedendo l’intrepido conduttore e il suo parterre di ospiti. L’apertura del confronto/dissenso fra piazza e palazzo, che ha tolto i bavagli a una certa rappresentazione della politica pre-Tangentopoli, ha paradossalmente fatto invecchiare la stessa capacità comunicativa dello strumento-talk, spingendolo verso una virtualizzazione del conflitto e un ascolto passivo, figli entrambi di un prestigio di immagine che ha indotto ministri e parlamentari a serrare ancor più di un tempo le fila del partito di appartenenza e a far di tutto per non deprimere ulteriormente, in diretta tv, il proprio ruolo già duramente messo alla prova da processi di corruzione e populismi ribolliti.



Ruggiero, pur all’interno di utilissime ramificazioni teoriche, forse si sofferma un po’ troppo nel libro su aspetti tecnici e comparativi, portando ad una dolente eclissi quelle stesse fortissime piste di accelerazione filosofica che attiva all’inizio del testo e in alcune altre piccole zone, quando svela tutta la nocività di operazioni mediatiche finalizzate alla realizzazione di un opaco senso comune, di una “comunità surrogata”, di una ritualizzazione dei problemi che affliggono la gente, e soprattutto di un aspetto performativo e semplificatorio che rende i talk stessi sempre più propaggine di un Sistema-Spettacolo tout court che ha ormai spiaggiato quasi del tutto le nostre coscienze. Conclude saggiamente Ruggiero: “La crisi della fiducia potrebbe nascondersi anche nella discussione rilassata del talk “low conflict”, a sancire la definiva vittoria della forma in cui viene plasmata la discussione sul contenuto che esso veicola, mettendo a nudo la mancanza di progettualità che sta alla base della crisi della politica”.



Christian Ruggiero è ricercatore in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale di Sapienza Università di Roma, dove coordina l'Osservatorio Mediamonitor Politica. Si occupa del rapporto tra politica e mezzi di comunicazione, con particolare attenzione al medium televisivo, e di sociologia del giornalismo e delle professioni comunicative. Fra le sue ultime pubblicazioni: “Le sorti della videocrazia. Tv e politica nell'Italia del Mediaevo” (Mondadori Università, 2014) e “Talk&Tweet. La campagna elettorale 2013 tra Tv e Twitter” (a cura di, con M. Morcellini e M. Antenore, Maggioli, 2013).



Christian Ruggiero “La macchina della parola” (Franco Angeli, pagg. 124, euro 16)