L'Isola confine, clandestini a caccia di speranza nell'ultimo libro di Gabriele Peritore

L'Isola confine, clandestini a caccia di speranza nell'ultimo libro di Gabriele Peritore
di Carmine Castoro
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Sabato 18 Ottobre 2014, 02:38 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 18:53
Claustrofobico e scintillante, magico e deformato, il paesaggio descritto in quest’opera del giovane Gabriele Peritore sa di natura e di non-luogo, di radiosità cosmica e di ghetto dell’anima, poiché unisce tutte le bellezze più scabre e luminose di una isola siciliana con la desolazione di un traffico umano di clandestini a caccia di speranza e sopravvivenza nell’”opulento” Occidente, e con gli abissi che ognuno dei protagonisti nasconde fra amori non ricambiati, convenzioni asfittiche, smanie di liberazione, voglia di espatrio.



Tutto è stabile e soffocante, ma anche ondivago e fuggiasco. Sia nel creato di una terra invasa di luce e di calura, sia nei cuori di quanti recalcitrano a stare, a metter radici, a fare della propria identità un albero secolare piuttosto che un oceano di onde e di gioiose risacche. L’isola è accecata dall’afa, resa stanziale dalle aspre rocce, da sentieri impervi, eppure scagliata nell’universo dei flutti e delle trasformazioni grazie a un mare che la distoglie da pensieri fissi, da iter del sentire, da etnìe esenti dal nomadismo. Stesso dicasi per la parte “umana” del libro.



L’asilo che accoglie gli immigrati sbarcati senza soldi e senza forze, sembra un punto di arrivo, un approdo salvifico, ma si rivela solo la turbìna di nuovi sogni di libertà cui un pasto rimediato, l’umile lavoro degli operatori che li accolgono, l’indifferenza e la sporcizia non pongono un argine. E anche i protagonisti principali della breve storia sembrano vivere di habitat rassicuranti, affetti e protezione reciproca, ma covano solo il veleno di tanti stereotipi familistici e professionali, che fanno sanguinare la carne, marcire il piacere, poltrire le loro storie personali.



Claudio è un medico in un centro d’accoglienza, in un’isola dispersa nel Mediterraneo, approdo per le imbarcazioni fatiscenti che arrivano dall’Africa. Il naufragio continuo sulla sua isola di vite ormai senza più dignità umana fa naufragare anche la sua esistenza. La bellezza del mare non è più sufficiente a contrastare la crisi interiore che lo porterà a valutare la sua situazione sentimentale con la moglie e il rapporto con il figlio. Rivaluterà il suo interesse verso i clandestini. Forse è pronto per una nuova relazione o per una nuova vita.



Eros, sentimento, dolore e comicità trovano uno scenario particolare, un’isola confine, che forse è la vera protagonista di questo racconto, dove il confine è luce incandescente e aria calda, dove il confine è liquido. Il calore e il liquido possono fondere facilmente realtà e magia, fare da sfondo al grande mistero che sta alla base delle tensioni geografiche e dei conflitti esistenziali, creare uno stile linguistico ricco e denso, che sembra ritmato dalla calura estiva di una terra assolata, coinvolgere il lettore nel tentativo estremo di conciliare verosimile e inverosimile.



Alla fine tutto si contiene e tutto erompe, tutto è armonico e tutto sa di mestizia, tutto scoppia di colori e di voluttà e tutto sembra circolare ed eterno come solo lo spirito “tragico” - al quale l’autore sembra tenere tanto – sa esprimere. Il molteplice, forse, è la via di uscita. Dentro e fuori di sé. Quello che stria il destino di sorprese emotive ineludibili, come l’amore o una rinnovata complicità sessuale da parte di Claudio. Quello degli uomini stanchi e umiliati di altre nazionalità che costringono alla benevolenza e alla responsabilità etica chi vive, invece, nella cecità dei disvalori. Quello di una madre che ritrova la calma e l’accoglienza in un senso della natalità che tutto abbraccia e rimette in circolo. Le lacrime. E l’acqua salata a perdita d’occhio, che sa di porto e di porta verso il futuro.



Gabriele Peritore è nato ad Agrigento. Dopo aver trascorso anni importanti a Palermo, Roma e Montefiascone, attualmente vive a Foligno. Fra le sue pubblicazioni: “Vino e Venere” (romanzo, 2012, Edizioni Libreria Croce), “A respiro trafitt2004o” (poesie, ).“Io sono la vera vite”, simbologia e fitoterapia delle piante dei Vangeli (saggio, 2007, Edizioni Libreria Croce), “Luigi Filippo Peritore, intellettuale agrigentino” (saggio monografico, 2008, Ca. Gi. Editore). È uno dei poeti protagonisti del documentario “Poeti” del regista Toni D’Angelo in concorso alla 66ima edizione del Festival del Cinema di Venezia 2009. Nel 2010 una poesia tratta dalla silloge “A respiro trafitto”, diretta dal video artista Quinto Ficari, ha partecipato allo ZebraPoetry FilmFestival di Berlino, il più importante festival di videopoesia in Europa.



Ha dato vita, insieme ad altri due amici poeti, al progetto “La Poesia E' Reale” in collaborazione con il circuito delle biblioteche di Roma e a sostegno di Emergency.



Gabriele Peritore “L’isola confine” (Edizioni Croce, pagg. 77, euro 13)