Luca Zingaretti: la mia svolta. L'attore racconta il suo nuovo lavoro, "Perez.": una storia di rinascita

Luca Zingaretti: la mia svolta. L'attore racconta il suo nuovo lavoro, "Perez.": una storia di rinascita
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Sabato 20 Settembre 2014, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 13:09
Una mattinata al Messaggero per parlare di “Perez.” Il film di Edoardo de Angelis che ha interpretato e coprodotto (sarà nelle sale il 2 ottobre con Medusa): Luca Zingaretti, reduce dagli applausi della Mostra di Venezia, ci ha raccontato la sua nuova sfida. Nel noir, girato a Napoli e interpretato anche da Marco D’Amore, Simona Tabasco e Massimiliano Gallo, Luca interpreta un insolito personaggio frustrato e ”perdente” che a un certo punto, incalzato da una grave minaccia, dà una svolta alla sua vita.







Prima di sottoporsi alla webintervista l’attore ha visitato la nostra redazione Internet, fatto un salto alla riunione di redazione, posato per molti selfie e firmato una quantità industriale di autografi.



Chi è Perez, il suo personaggio?

«Un avvocato d’ufficio napololetano che ha smesso di decidere della sua vita e va alla deriva. Ma un giorno capita qualcosa che lo costringe ad agire a per salvare sua figlia che si è incapricciata di un ragazzo appartenente a una potente famiglia camorristica. Perez riprende in mano la sua vita, smette di lasciarsi andare e combatte».



Cosa l’ha spinta a interpretare e coprodurre il film?

«Mi hanno sempre colpito le storie di rinascita, i personaggi che si rimettono in piedi. Perez è proprio questo: un uomo che riprende possesso della propria esistenza. Io mi sono commosso, spero si commuova anche il pubblico».



Che significa il punto alla fine del titolo?

«Significa ”adesso basta”: ogni tanto nella vita c’è bisogno di andare a capo».



Il film è ambientato in una Napoli poco vista al cinema...

«La storia di svolge nel Centro Direzionale, quartiere tutto vetro, acciaio e cemento che prometteva la rinascita ma è rimasto semidisabitato. Nelle superfici dei grattacieli che rimandano l’immagine di Perez intento a camminare solitario c’è l’essenza stessa del film».



Si è ispirato a film, romanzi noir?

«No, il film è un noir classico che racconta la vicenda di un uomo, di una città e di un Paese. La sceneggiatura contiene tutte le informazioni necessarie».



Perché la sua casa di produzione si chiama Zocotoco?

«Era il nome di un gatto che ho molto amato ma ahimé non c’è più».



Che progetti ha?

«Dopo tre anni di lavoro ininterrotto mi sono regalato sei mesi sabbatici in cui voglio leggere, scrivere, pensare».



La rivedremo nei panni di Montalbano? E dove: in Sicilia o in Puglia?

«Non dipende da me: finora non ho ricevuto proposte concrete dalla Rai. E la polemica sui luoghi delle riprese non mi riguarda».



Ma lei ci tiene a ritrovare questo personaggio, dopo 14 anni ancora amatissimo?

«Ho sempre sempre detto che, finché mi divertirò, continuerò a interpretare Montalbano. Ma dovranno verificarsi le stesse condizioni che finora ci hanno consentito di lavorare al meglio, serve l’impegno Rai».



Da sua moglie Luisa Ranieri ha avuto la piccola Emma, tre anni. Che tipo di papà è?

«Cerco di essere un bravo papà. Luisa sostiene che vizio la bambina... ma io dico che non è vero».



Da romano, come trova la nostra città?

«La amo pazzamente e, anche se negli ultimi tempi stato via per lavoro, mi sembra che sia sempre più difficile viverci. Ci sono un’infinità di problemi irrisolti. Se dipendesse da me, eliminerei innanzitutto il degrado dai parchi pubblici. Rispetto alle altre capitali europee c’è da vergognarsi».



È vero che dirigerà un film e lo interpreterà con Luisa?

«È un progetto ma non ancora concreto: nel cinema attuale, senza risorse, sembra tutto difficilissimo».