Premio Zanibelli al romanzo “Questa notte è la mia”
scritto con gli occhi da un ex medico malato di Sla

Premio Zanibelli al romanzo “Questa notte è la mia” scritto con gli occhi da un ex medico malato di Sla
di Carla Massi
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Giovedì 23 Ottobre 2014, 19:54 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 22:00
ROMA Duecentocinquantaquattro pagine scritte con gli occhi. Un sintetizzatore vocale collegato ad un puntatore ottico è l'unico mezzo per esprimersi. Alberto Damilano, classe '55, è stato psichiatra in una Asl vicino Cuneo. Oggi, malato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), non si muove e comunica con il mondo attraverso sofisticati mezzi informatici.


Il suo romanzo «Qusta notte è la mia» (Longanesi) ha appena vinto il premio letterario “Leggi in Salute - Angelo Zanibelli”. Un trionfo di voti, applausi all'ambasciata di Francia a Roma dove si è svolta la premiazione. Un'opera scritta con il puntatore oculare, perché lui, Damilano, nel mondo, vuole «continuare a stare». E, ora, dal romanzo ne uscirà anche un film.

I primi sintomi nel febbraio del 2009, poi la conferma della malattia qualche mese dopo. «Sono medico, non c'erano dubbi. Come tutti i malati mi sono chiesto: “Ma perché proprio a me?” Poi ho accettato la malattia. Era condizione essenziale, ho visto tanti vivere con rabbia proprio perché non in grado di accetatre la realtà».

Damilano l'ha accettata e per questa ha combattuto con gli altri pazienti di Sla che hanno alzato la voce pr il rifinanziamento del fondo per le non autosufficienze. Non si muove il medico e racconta, con ironia, che uno dei momenti più duri è «quando ti prude una parte del corpo e non ti puoi grattare».

Non si è raccontato in prima persone l'autore perché non ha voglia di piangersi addosso ma ha usato un protagonista, Andrea. Un giornalista fallito che ha abbandonato ogni ambizione di vita e di lavoro. Quando (e qui c'è l'autobiografia) viene colpito dalle avvisaglie di una malattia neuromuscolare. Proprio come arrivano i problemi Andrea sembra ritrovare le energie. Si rifiuta di essere solo un caso umano da compatire e decide di aiutare Francesco, un giovane praticante del giornale in una pericolosa indagine sulla corruzione e le infiltrazioni mafiosi nelle istituzioni torinesi. Aiutare il ragazzo spingerà Andrea al riscatto mentre il progredire della malattia lo cosringerà ad affrontare ogni giorno qualcosa di diverso e a conquistarsi, a ogni nuovo respiro concesso dalla vita, il tempo per pensare, progettare, amare.

Al fianco di Alberto, da quel 2009, sempre la moglie Francesca Giordani: «Mi ci sono voluti mesi per accettare che potesse essere vero. Poi ho dovuto arrendermi. I pianti solitari o in sua compagnia sono stati tanti, poi abbiamo deciso che non volevamo abbandonarci alla malattia». In sette-otto mesi Damilano è passato dal benessere totale alla sedia a rotelle, sono bastati altri 90 giorni e non riusciva più neppure a mangiare. Poi l'ospedale perché non era in grado di respirare. Una sola soluzione: tracheotomia. «Ammetto - ha dichiarato la signora - che ci sono state sere in cui andavo a letto sperando di non svegliarmi più tanta erano fatica e disperazione accumulate...».

«Non fare l'erore di pensare che tu e la malattia siete una cosa sola. Mai. Tu non sei la malattia. lei ti appartiene, ma tu sei una persone. E lo sarai sempre, anche se lei ti dovesse portare via tutto» fa dire al protagonista del libro. Sue parole, suo dolore, sua volontà e sua tenacia.
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