Trovato morto Piersigilli, il commercialista dell'inchiesta sui ristoratori taglieggiati per evitare i controlli del Fisco

Trovato morto Piersigilli, il commercialista dell'inchiesta sui ristoratori taglieggiati per evitare i controlli del Fisco
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Venerdì 28 Novembre 2014, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 09:46

Sembrava un suicidio come gli altri. Uno dei tanti, purtroppo, che si registrano ogni giorno nella Capitale.

Ma quando gli investigatori sono riusciti a identificare quel cadavere, impiccato, in una villetta a Caste Fusano, hanno capito che non era così. La vittima, infatti, è Paolo Piersigilli, cinquantenne commercialista. E il suo nome è legato ad una scottante inchiesta che la scorsa estate ha travolto alcuni dei più famosi ristoranti della Dolce Vita romana. Un giro di bustarelle, di falsi controlli fiscali e minacce, di multe che aveva portato proprio all'arresto di Piersigilli e di un ispettore dell'Agenzia delle Entrate Fabio Balzani.

I carabinieri di Ostia sono intervenuti mercoledì pomeriggio in una villetta nei pressi del quartiere residenziale di Casalpalocco.

Dai primi rilievi sembrerebbe che l'uomo si sia tolto la vita impiccandosi. Ma gli investigatori hanno effettuato tutti i rilievi e stanno verificando quale sia stata la reale dinamica della morte.

La vicenda. Piersigilli, commercialista con molti contatti negli uffici pubblici della Capitale, lo scorso agosto è stato infatti arrestato, al termine di una lunga indagine, insieme all'ispettore dell'Agenzia delle Entrate Roma 1, Fabio Balzani, per aver taglieggiato diversi ristoratori romani, fra cui quelli della famosa Taverna Flavia, frequentata da decenni da vip e politici. Secondo le indagini, Piersigilli, di comune accordo con Balzani, avrebbe chiesto e ottenuto bustarelle dai ristoratori per "evitare" pesanti controlli del Fisco. In particolare, Piersigilli e Balzani sono stati arrestati per essersi spartiti una mazzetta da dodicimila euro.

In sede di interrogatorio però il commercialista provò a difendersi, sostenendo di aver avuto nella vicenda solo un ruolo di mediatore fra l'Agenzia delle Entrate e i ristoratori. L'idea dei pm era invece che i titolari delle aziende di ristorazione fossero stati vessati a tal punto da essere spinti a trovare i soldi tramite un finanziamento.

Basti pensare che, secondo alcune indiscrezioni, l'ispettore dell'Agenzia delle Entrate avrebbe minacciato i ristoratori di una maxi-multa da 150 mila euro.

L'arresto. Fatto sta che l'arresto di Piersigilli avvenne in flagranza di reato: il blitz del Nucleo Speciale di Tutela dei Mercati della Finanza scattò proprio mentre le titolari della Taverna Flavia stavano consegnando al commercialista una valigetta piena di soldi nel suo studio di Piazza del Fante, sul Lungotevere della Vittoria.

Furono proprio le proprietarie della Taverna Flavia, allora clienti di Piersigilli, a denunciare il commercialista. Quest'ultimo gli aveva infatti proposto di "aggirare" un controllo dell'Agenzia delle Entrate tramite il pagamento di 12 mila euro. Le ristoratrici hanno avvertito la Guardia di Finanza e poi sono andate nello studio di Piersigilli con una valigetta di banconote fotocopiate. Il commercialista ha tenuto per se 2 mila euro, mentre ha consegnato i restanti 10 mila a Balzani. Per i due, le manette sono arrivate in un lampo: sono stati arrestati in flagranza di reato con l'accusa di concussione.

Due giorni più tardi, dopo l'interrogatorio di garanzia, il fermo fu convalidato, ma il gip Paola Della Monica riqualificò il reato in induzione indebita.

Una vicenda che, con la notizia della morte di Piersigilli, prende una piega tragica e inaspettata.