Gioielliere ucciso a Roma, sentenza choc in appello: 15 anni di carcere alla colf

Gioielliere ucciso a Roma, sentenza choc in appello: 15 anni di carcere alla colf
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Giovedì 27 Novembre 2014, 15:41 - Ultimo aggiornamento: 15:48

Nuovo giudizio d'appello e sentenza ribaltata per Laura Adriana Covalschi, la colf del gioielliere Francesco Lenzi ucciso a Roma nel corso di una rapina nel novembre 2008. Quindici anni di carcere per 'concorso anomalò nell'omicidio, rapina e violazione di domicilio, sono stati inflitti dalla III Corte d'assise d'appello alla donna, chiamata a un nuovo giudizio di secondo grado dalla Cassazione.

La rapina i cui esiti portarono alla morte Lenzi fu compiuta il 25 novembre 2008.

La segnalazione. I carabinieri intervennero dopo la segnalazione di un ferito in una villetta alla periferia della capitale.

Secondo l'accusa, gli assassini raggiunsero l'abitazione del gioielliere, bussarono alla porta e, una volta fatti entrare dalla domestica, aggredirono l'uomo.

La fuga. Poi fuggirono, dopo aver preso gioielli conservati in casa. Lenzi fu trovato senza vestiti, il corpo in terra con polsi e caviglie legati con scotch; immobilizzato con un apparecchio che emetteva scariche elettriche, era stato colpito ripetutamente alla testa. Laura Adriana Covalschi era stata condannata a 16 anni di reclusine in primo grado; in appello, però, era stata assolta dall'accusa di concorso in omicidio e condannato a cinque anni e mezzo di carcere per l'accusa di rapina.

La nuova sentenza. È stata la Cassazione, l'8 aprile scorso, ad annullare la sentenza d'appello limitatamente all'assoluzione dal reato più grave e alla concessione delle attenuanti generiche, rimandando gli atti a una diversa Corte d'Assise d'appello.

Quattro processi. Per la vicenda dell'omicidio di Lenzi, nel tempo, sono stati istruiti quattro processi a diversi cittadini romeni ritenuti componenti della banda che quel giorno aggredì brutalmente il gioielliere.

Le assoluzioni. Alcuni sono stati assolti con sentenza definitiva, altri condannati a pene detentive superiori a 16 anni; per due romeni, infine, è intervenuto un annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione e si è in attesa della fissazione del nuovo processo d'appello.

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