«Extracosti, il governo dia 300 milioni»: il Campidoglio alza prezzo degli aiuti di Palazzo Chigi

«Extracosti, il governo dia 300 milioni»: il Campidoglio alza prezzo degli aiuti di Palazzo Chigi
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 29 Marzo 2015, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 13:31
Il ragionamento che fanno in Campidoglio è chiaro: abbiamo fatto i compiti, e bene, ora è il momento di riscuotere da Palazzo Chigi. Con il voto di venerdì notte, l'amministrazione di Roma è la prima in Italia ad avere approvato il bilancio nel 2015. Un primato, quello della Capitale, che non si vedeva dal lontano 1998. La manovra, da 5,25 miliardi, «ripristina la legalità contabile e prepara gli investimenti per il futuro», ha spiegato il sindaco Ignazio Marino che ieri ha illustrato i numeri in Campidoglio insieme all'assessore al Bilancio Silvia Scozzese. «Abbiamo risanato i conti tenendo presente alcuni aspetti importanti - ha detto il sindaco - dagli investimenti nelle periferie all'attenzione alle persone più deboli che non dovranno più pagare l'Irpef, e diminuendo la tassa rifiuti». Ma soprattutto, ha scandito, «abbiamo completato il piano rientro in un anno invece che in tre, come avremmo potuto fare secondo il percorso stabilito dal governo». Ecco allora il passaggio chiave, sugli extra-costi: «I 110 milioni di euro all'anno che il governo ha riconosciuto a Roma sono un inizio, ma Parigi riceve ogni anno un miliardo di euro. Londra nell'ultimo triennio ha ricevuto ogni anno 2 miliardi dal governo in quanto Capitale». Le cifre di Roma sono ancora troppo «lontane».

I CALCOLI

Quanto dovrebbe arrivare alla Città eterna? Lo dice il coordinatore della maggioranza, e capogruppo del Pd, Fabrizio Panecaldo, uno degli artefici della manovra approvata in tempi record: «Servono altri 200 milioni di euro, quindi in totale 300. A Roma scontiamo un gap culturale, perché il governo centrale non ha mai riconosciuto tutte le spese extra che dobbiamo affrontare per il fatto di essere capitale, tra manifestazioni, cortei, ambasciate e visite ufficiali». Rispetto alle altre metropoli europee, secondo Panecaldo, «c'è un divario troppo ampio». Lo dice con una metafora: «Sotto la Senna passano miliardi, sotto il Tevere pochi spiccioli». Un discorso che vale anche in ottica Giubileo, per il quale Marino non è intenzionato a «chiedere un euro» ai romani.

Con la nuova manovra approvata, ragionano dallo staff del sindaco, si può riaprire il tavolo con Palazzo Chigi. Anche perché dal governo ieri non sono mancati apprezzamenti sul Bilancio: «Buone notizie dalla Capitale», ha twittato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. «Roma con il piano sulle partecipazioni è il primo comune italiano che si incammina sulla strada innovativa del ridimensionamento della partecipazione pubblica solo per le funzioni istituzionali», ha detto Angelo Rughetti, sottosegretario alla Pubblica amministrazione, parlando della liquidazione di 6 società partecipate non strategiche per il Comune (Aeroporti di Roma Spa, Acea Ato2, Car Scpa, Cif Spa, Eur Spa, Bcc e Centrale del Latte Spa).



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La manovra da 5,25 miliardi di euro e 16,2 miliardi impegnati da qui al 2017, ha spiegato l'assessore Scozzese, include 150 milioni di tagli e 119 milioni di investimenti. La spending review ha messo nel mirino, oltre ai Dipartimenti, anche i fitti passivi (-32 milioni), utenze telefoniche (-4,3 milioni) e bollette elettriche (-4,6 milioni).

Tra le novità più importanti la riduzione della tassa dei rifiuti dell'1,5%, la prima negli ultimi 20 anni, e l'aumento della “coperta” di esenzione dall'addizionale Irpef: 613mila romani non la pagheranno.