Una fatalità. La morte di Francesco è stata una fatalità. Questo il senso dell'ordinanza del gip di Roma che ha archiviato l'inchiesta sul decesso del bimbo di 3 anni soffocato da un hot-dog mentre era con la mamma al ristorante Ikea di un centro commerciale a nord di Roma.
Il personale dell'azienda, stando a quanto scrive il giudice, ha agito correttamente e quindi non ci sono motivi per procedere. Una decisione che ha lasciato senza parole la famiglia del piccolo, con mamma Alessia che non riesce a darsi pace. «Vogliamo giustizia - dice con le lacrime agli occhi -. Non possono chiudere un'inchiesta senza neanche aver sentito le persone che hanno avuto un ruolo chiave in questa vicenda».
Un percorso giudiziario che, secondo la famiglia, «presenta numerose lacune e punti oscuri ancora da chiarire».
Tanto che presentò denuncia per omissione di soccorso. Oggi la notizia dell'archiviazione ha fatto ripiombare i genitori nel dolore di sette mesi fa. «Avevamo chiesto di ascoltare 8 testimoni - racconta mamma Alessia -, ma invece ne è stato sentito solo uno. Mentre quelli di Ikea, quattro, sono stati sentiti tutti». I genitori di Francesco hanno tante domande alle quali, oggi, temono di non poter ricevere più una risposta. «Perchè non è stato ascoltato nessuno del 118? Perchè hanno visionato le immagini solo di una telecamera, quando nel ristorante ce ne sono altre? - si chiedono - Abbiamo anche portato in procura tutti i documenti che attestano che i corsi per la sicurezza ad Ikea non venivano fatti da quattro anni, quando è successa la tragedia. Si sono ricordati solo dopo di farli. Il giudice scrive che il nostro testimone avrebbe confermato l'intervento del personale Ikea, quando a noi ha sempre detto il contrario». Insomma, papà Lorenzo e mamma Alessia alla «fatalità» proprio non vogliono arrendersi.