Quirinale, pressing di Pd e FI per Amato. Renzi stoppato su Padoan

Quirinale, pressing di Pd e FI per Amato. Renzi stoppato su Padoan
di Alberto Gentili
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Martedì 27 Gennaio 2015, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 10:50
Soltanto sabato mattina Matteo Renzi scoprirà le carte. «Se facessi uscire prima il nome vero», ha confidato, «verrebbe impallinato in un batter d'occhio, meglio aspettare la mattina della quarta votazione». Quella a maggioranza assoluta. Quando, per eleggere il nuovo capo dello Stato, basteranno 505 voti. Dunque il premier-segretario potrà infischiarsene dei franchi tiratori, solo se nel frattempo avrà ottenuto il gradimento di Silvio Berlusconi e di Angelino Alfano sul suo candidato. «Uno nostro», ha garantito ai parlamentari democratici riuniti in mattinata.

L'aria che tira nel Pd è meno tesa dei giorni scorsi. Tutta la minoranza, da Pier Luigi Bersani a Massimo D'Alema, passando per Stefano Fassina, è intenzionata a entrare in gioco e dunque non si sottrae alla trattativa. Anche se il momento della verità scatterà tra questa sera e domani, quando il premier-segretario (al termine delle consultazioni formali) incontrerà vis à vis prima Berlusconi e poi Bersani.



Ma già non mancano le sorprese. La prima è la caduta delle quotazioni del nome fortemente voluto da Matteo Renzi: il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Contro l'ipotesi di un tecnico al Quirinale, si schiera proprio gran parte del Pd, che il premier-segretario ha il disperato bisogno di ricompattare in vista del voto decisivo di sabato. «E poi non è del tutto irragionevole che i parlamentari preferiscano un politico a un tecnico», ha confidato Renzi allargando le braccia. Anche Berlusconi ha scandito riservatamente un niet all'ipotesi Padoan: «Come faccio a votare il ministro dell'Economia, quando faccio opposizione ai provvedimenti economici del governo?». E tanto per gradire Bersani, sempre riservatamente, ha mostrato il disco rosso: «Matteo ha detto che il prossimo presidente deve essere uno di noi e allora chiedo: Padoan ci rappresenta? E' uno dei nostri? Non mi sembra proprio».



La seconda sorpresa è che la candidatura di Giuliano Amato, data praticamente in caduta nei giorni scorsi, torna prepotentemente a galla. Stavolta per il fortissimo pressing su Palazzo Chigi, che nega di coltivare obiezioni, scatenato stavolta da settori ben più ampi della sinistra del Pd, oltre che da Berlusconi. «Lo schieramento a favore di Amato in Parlamento è più ampio di quanto credessimo», sospira uno strettissimo collaboratore del premier.



Zoppica invece la candidatura di Sergio Mattarella, un altro nome quotatissimo fino a ieri. L'ex Cavaliere è freddo, se non ostile, visto che l'attuale giudice costituzionale da ministro si dimise nel '90 per provare a bloccare la legge Mammì sulle tv. A palazzo Chigi però non escludono che alla fine il capo di Forza Italia rinunci ad alzare barricate. E l'ex esponente dc, con un elevato know how politico-istituzionale, al contrario di Padoan ha l'appoggio convinto di parte del Pd (l'ex Margherita, Franceschini in testa). Ma non della componente ex Pci-Ds.



IL NODO DEGLI EX

Ancora più impervia la strada che può portare a un candidato espressamente della Ditta. Walter Veltroni, che ieri ha incontrato Bersani, è molto forte tra i grandi elettori. Ma se dovesse puntare su un ex segretario, gettandosi nel Vietnam dei veti incrociati dem, Renzi vedrebbe bene il sindaco di Torino Piero Fassino: «Uno in grado di compattare il partito, in più quando fece il Guardasigilli ottenne il placet di Berlusconi», ha fatto sapere domenica. Oppure, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Qualche passo indietro ci sono Sergio Chiamparino e Paolo Gentiloni.



In picchiata a questo punto, ma fino a sabato può succedere di tutto, le quotazioni di Anna Finocchiaro. Dalla sua c'è che è donna, è un'ex Pci e piace a Forza Italia e Lega. In più, ieri il suo emendamento sulla legge elettorale è passato in Senato a larga maggioranza. Ma l'ex capogruppo Pd non avrebbe il sostegno dei deputati democratici. Le alternative: il presidente di palazzo Madama, Pietro Grasso, e Pier Ferdinando Casini, candidato trasversale in grado di saldare due fronti. Si vedrà. Per ora l'imperativo di Renzi è pacificare il partito per non risultare debole con Berlusconi, dubbioso sulla tenuta del Pd. E dunque pronto ad alzare il prezzo. Così, con l'aiuto del “confessionale” stile Grande fratello, da oggi verranno concessi due minuti «di ascolto» a ogni grande elettori democratici. E sono 446.