La spinta del Papa per ritrovare gli ideali europei

di Antonio Patuelli*
4 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Novembre 2014, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 11:54
Di fronte ad una troppo grave e lunga crisi, che pare infinita, e alle difficoltà dell'Europa, che appare in crisi di identità, Papa Francesco, nel suo discorso al Parlamento europeo a Strasburgo, svolto non casualmente in lingua italiana, ha espresso principi nitidi, di alto valore morale, forti di una riflessione innanzitutto storica ed etica, alla ricerca di nuove sintesi per un rilancio dell'Unione Europea.

Ciò è ancora più significativo da parte di un Pontefice che ha vissuto la sua esperienza sacerdotale ed episcopale quanto mai lontano dall'Europa stessa, in quel Sud America che non deve essere una anticipazione della decadenza dell'Europa. Il Papa, richiamando testualmente il discorso di Giovanni Paolo II al Parlamento europeo nel 1988, ha ricordato che allora il nostro continente era diviso in due e che si sta lentamente compiendo il sogno che “l'Europa, dandosi sovranamente libere Istituzioni, possa un giorno estendersi alle dimensioni che le sono state date dalla geografia e più ancora dalla storia”.

È particolarmente significativo che un Pontefice sottolinei che il mondo è più complesso e fortemente in movimento, sempre più interconnesso e globale. Acuta è l'osservazione che l'Unione Europea, divenuta più estesa, sembra essere un po' invecchiata e divenuta meno protagonista. Il messaggio forte di Papa Francesco al Parlamento europeo è stato, quindi, innanzitutto di speranza e di incoraggiamento per vincere tutte le paure che l'Europa e il mondo stanno attraversando. Molto importante è stato l'incoraggiamento del Papa a ritrovare le ferme convinzioni dei padri fondatori dell'Unione Europea che seppero realizzare modi per lavorare insieme e per favorire innanzitutto la pace in nome di un recupero della dignità umana, di fronte alle infinite sofferenze sopportate dai popoli europei soprattutto nel Novecento. Il Papa ha riconosciuto il valore fondante dell' “impegno importante e ammirevole” dell'Unione Europea in particolare per la promozione dei diritti umani, per la dignità delle persone, proprio in una fase storica nella quale vi sono rigurgiti, anche barbarici, che calpestano la libertà di espressione del pensiero e di professare la fede religiosa prescelta.



D'altro canto, il Papa giustamente individua alcune malattie morali che stanno prevalendo in questi decenni e che sono particolarmente diffuse anche in Europa, quali la solitudine, propria di chi è privo di legami: una solitudine acuita dalla stessa crisi economica e che alimenta anche la sfiducia dei cittadini verso Istituzioni viste come distanti dalle necessità più urgenti. Non è, quindi, un azzardo ricordare il pensiero di Alexis de Tocqueville ne “La Democrazia in America”, quando sottolinea il fondamentale rilievo di tutte le libertà, civili, religiose, economiche e sociali, indissolubilmente, nonché l'importanza dell'associazionismo libero come base essenziale delle democrazie libere.

Il Papa rileva una impressione attuale di stanchezza e di invecchiamento di un'Europa non più fertile e vivace com'era quella mossa dai grandi ideali che hanno ispirato i padri fondatori, un'Europa che è scivolata in troppi tecnicismi burocratici che le hanno fatto perdere forza attrattiva.



Citando Benedetto XVI, il Papa sottolinea il rischio dell'equivoco dell'assolutizzazione della tecnica e della confusione fra fini e mezzi. L'obiettivo strategico, più che condivisibile, espresso dal Papa è quello di ridare speranza nel futuro innanzitutto alle giovani generazioni per perseguire i grandi ideali “di un'Europa unita e in pace, creativa e indipendente, rispettosa dei diritti e consapevole dei propri doveri”: di questi indirizzi di fondo sarebbe oggi particolarmente lieto anche Giuseppe Mazzini, europeista anticipatore e lungimirante che inscindibilmente coniugava doveri e diritti, anteponendo i doveri.



Inoltre Papa Francesco riconosce l'importanza della laicità degli Stati e dell'indipendenza delle Istituzioni dell'Unione europea che rappresentano un quadro totalmente diverso rispetto a quella parte di mondo dove prevalgono ingiustizie e persecuzioni che colpiscono, anche con terribili violenze, le minoranze religiose ed in particolare quelle cristiane.

Il forte monito papale per il rilancio dell'Unione Europea consiste nella sottolineatura del motto della Ue “unità nella diversità”, sottolineando che “l'unità non significa uniformità politica, economica, culturale o di pensiero”, ma che “ogni autentica unità vive delle ricchezze delle diversità che la compongono”.

Particolarmente rilevante e anche molto innovativo è l'appello papale ai Parlamentari europei di “mantenere viva la democrazia dei popoli dell'Europa” quale sfida di questo momento storico. Il Pontefice giustamente rileva i limiti di un'Europa costruita principalmente attorno all'economia: questa è stata l'unica forma possibile, negli ultimi decenni in particolare, per far crescere l'Unione Europea, ma essa non potrà sopravvivere senza fortissimi contrasti, se non cresceranno finalmente anche le Istituzioni della Ue in nome di rinnovati e finalmente codificati principi costituzionali. Infatti l'originalità dell'Europa è proprio quella di essere tutta legata a principi costituzionali che antepongono la dignità, la libertà e la responsabilità umana: questa è la premessa anche per affrontare, con più ampi orizzonti, le grandi tematiche della crescita educativa e della tutela dell'ambiente, così come la necessità di ridare dignità al lavoro coniugando “la flessibilità del mercato con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori”. Si tratta di obiettivi ambiziosi, così come quello di far fronte insieme alle problematiche connesse all'immigrazione, mantenendo forte e nitida l'identità costituzionale di fronte alle pressioni del fondamentalismo religioso e del terrorismo internazionale.



Insomma, una grande spinta morale per il rilancio dell'Europa, col suo ritorno agli ideali di origine, è venuta significativamente da Papa Francesco e deve esser colta in positivo da tutti gli uomini di buona volontà.



* Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana