Minacce dell’Isis al Pontefice la pista somala

Minacce dell’Isis al Pontefice la pista somala
di Cristiana Mangani
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Giovedì 26 Novembre 2015, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 08:33

Papa Bergoglio sbarca in Africa, e per i servizi segreti si apre una settimana di passione. Già da una decina di giorni gli 007 francesi avevano avvertito che non avrebbero potuto garantire la sicurezza del pontefice. E allora, a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, luogo a maggiore indice di rischio, sono stati inviati 300 caschi blu dell’Onu senegalese che stanzieranno fino alle prossime elezioni politiche, rinviate a metà dicembre. Ma non è tutto, la preoccupazione per questo viaggio in uno dei paesi più poveri del mondo, martoriato da anni di guerra civile, ha reso necessario un sopralluogo anticipato del capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, che è in Africa dal 20 novembre scorso, proprio nei luoghi dove avverrà l’apertura della porta santa e l’avvio ufficiale del Giubileo della Misericordia. Papa Francesco sarà a Bangui il 29 e il 30 novembre, visiterà anche un campo profughi e la moschea di Koudoukou, dove verrà accolto da cinque imam.


IL SEGNALE
Ed è proprio questa una delle occasioni, oltre alla nota allergia al controllo del pontefice che circolerà sulla papamobile, a rendere il viaggio ad alto rischio. Non è sfuggito, infatti, agli analisti dell’antiterrorismo che la rivista Dabiq, il magazine dell’Isis, abbia scelto di intervistare nel numero del 18 novembre, Abu Muharib As-Sumali, un combattente di stanza in Somalia, che ha abbandonato Al Shabaab, cellula locale di al Qaeda, per giurare fedeltà allo Stato Islamico. L’articolo viene valutato dagli esperti come non casuale, visto che nel numero precedente era stato scelto come ospite Abdelhamid Abaaoud, la mente delle operazioni terroristiche parigine. Un’intervista nella quale il jihadista lanciava minacce all’Occidente, quasi un’anticipazione di quanto da lì a poco, sarebbe accaduto a Parigi. La tempistica, dunque, non può che preoccupare ed è giudicata un segnale. Il dialogo con As-Sumali potrebbe essere un’indicazione per qualcuno pronto ad agire? Nello stesso numero alla pagina 66, Papa Francesco è ritratto insieme con il Gran Mufti Yaran a Istanbul, e il messaggio che accompagna le immagini è più di una minaccia. Afferma il profeta di Allah che «giungerà presto un tempo in cui la conoscenza verrà tolta alle persone». E ancora, che «verranno eliminati i suoi rappresentanti più eruditi o i compassionevoli».

LE CELLULE
Altra tappa fortemente a rischio è considerata il Kenya, paese dove Bergoglio troverà ad accoglierlo una maggioranza cristiana. Nonostante questo, però, si tratta di un territorio sconvolto da continui episodi di violenza di matrice religiosa e da attentati terroristici che sono costati la vita a centinaia di persone. Da anni il gruppo jihadista Al Shabaad ha qui la sua base e nell’aprile scorso ha ucciso 147 studenti nel campus universitario di Garissa. Quasi tutti cristiani.

Anche se nella geografia terroristica di quelle zone qualcosa sta cambiando. Al Qaeda sembra perdere pezzi. Sono state tante le defezioni da parte di chi sta giurando fedeltà al califfo Abu Bakr Al Baghdadi. E tra questi i componenti del gruppo camerunense guidato da Abubakar Shekau. Il fronte dal quale si teme che possano partire cellule pronte a fare strage di fedeli. Insomma, la minaccia sembra concreta. E a sottolinearlo è ancora una volta il sito dell’ambasciata americana che in un messaggio ai suoi connazionali ha chiesto di evitare viaggi in quelle zone.

LE CAUSE
I motivi del grande rischio vengono confermati dagli analisti: il controllo del territorio nel paese è molto complesso, ci sono molteplici fattori di minaccia che non riescono a essere attenuati dalla presenza del contingente dell'Onu. E inoltre, soprattutto a Bangui, possono scoppiare improvvise turbative difficili da contenere e che potrebbero creare seri problemi di sicurezza. È ovvio dunque che la presenza del Papa nella cattedrale, un evento che richiamerà migliaia di persone, unito al suo rifiuto per “i condizionamenti” da eccesso di sicurezza, rischia di essere difficilmente controllabile.