I risvegli di big e peones in cerca di ego: tutti in campo per la grande battaglia

di Mario Ajello
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Sabato 20 Settembre 2014, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 01:22
Risvegli un cult, edito a suo tempo da Adelphi. Torna in auge? A suo modo, s.



La medicina di cui si parla in questo libro lieve e amaro del neurologo Oliver Sacks, la L-dopa, permise di svegliare tanti malati, colpiti dall’encefalite letargica, una sorta di perpetuo torpore. E adesso rieccola la L-dopa. Ha rimesso in piedi tanti ex cigiellini imboscati in Parlamento e sbadigliano il loro niet: «Il Jobs Act non passerà!».



L-dopa per la sinistra Pd, che risorge dall’abbiocco e grida insieme alla Camusso: «Renzi è come la Thatcher». «Anzi, è come Berlusconi». No, è peggio di entrambi secondo Nichi Vendola: «La sua legge è di estrema destra». Si risvegliano i sindacati - grazie al farmaco di Oliver Sacks - che pensano allo sciopero. Tornano da Marte, o dal regno di Morfeo, quelli come Bersani che fu riformista e ora vuole scatenare «la battaglia» dei «diritti inviolabili» e dei «valori intangibili» (andrebbe scritto tutto in maiuscolo) dicendo che i «marziani» sono gli altri. L-dopa per tutti. Anche per Cofferati che dopo dodici anni s’è risvegliato dal bagno di popolo al Circo Massimo in favore dell’articolo 18, nel 2002, e ora rincorre, come direbbe il grande storico Francois Furet, «il passato di un’illusione». O mette in scena, come dice il senatore renziano Andrea Marcucci, «un cineforum con film in bianco e nero, dove si dibatte su cosa è di destra e cosa è di sinistra». Anche se qualcuno da fuori sta gridando alla Nanni Moretti: «No, il dibattito no!».



POST-ABBIOCCO

Nelle due commissioni Lavoro della Camera e del Senato, su venti del Pd dieci sono ex Cgil e si sono risvegliati dalla pennica da peones, desiderosi di riprendere la ribalta combat e di godersi la scena: anvedi come balla Renzi! Vinceranno loro o lui? E’ il magic moment di Cesare Damiano, sinistra Pd ed ex Cgil, con le sue cravatte trendy. Ed è risorto Cuperlo, che ha il volto di un autore adelphiano oltre che una passione per Rilke («Il futuro entra in noi prima accada», ma forse non è il caso del bel Gianni), e riecco anche Mussi. E la De Petris di Sel, che aveva tutti i riflettori addosso quando sparava seimila emendamenti anti-riforma del Senato, da super-pasionaria, e ora può fermare il crepuscolo gridando: «Il Jobs Act è la mattanza dei diritti»? E Mineo? Mineooo.... Landini, che pure pareva andare d’accordo con Renzi, difende «il Novecento delle conquiste dei lavoratori» contro «l’Ottocento» dello sfruttamento in fabbrica a cui il governo vorrebbe far ritorno. E allora: «Sciopero, ma anche mobilitazione innovativa». O mobilitazione «cognitiva», per usare il linguaggio alla Zagrebelsky, uno dei professoroni in indignazione permanente a difesa dei «diritti», a cominciare da quello del libero sfogo del proprio Ego e non c’è niente di meglio del tema del lavoro intoccabile per attirarsi applausi e inviti ai convegni con pensose tartine.



Un po’ «Risvegli» e un po’ Circo Zombie: venghino, signori, venghino. Chi convoca cortei. Chi promuove raccolte di firme. Chi allestisce capannelli duri e puri come quello dell’altroieri alla Camera tra Fassina e D’Attore (lanciatore di coltelli bersaniano) e se li avesse visti Renzi avrebbe certamente pronunciato il suo «brrrr, che paura!» (come ha fatto a Porta a Porta a proposito delle minacce dell’Anm sulla riforma della giustizia). Chi, Bersani, è salito sul trapezio e si toglie finalmente i sassolini dalle scarpe. Chi, in Transatlantico, vede arrivare Epifani e gli grida: «A Guglie’, dacce la linea!». E che ebbrezza giocare alla contro-rivoluzione nei confronti della «rivoluzione» del Moccioso, «dettata dalla Ue», dal Fmi, dalla Trilateral e forse dalla Cia. Perchè c’è sempre la Fodria (Forze Oscure Della Reazione In Agguato, questa la formula in uso nell’Urss negli anni ’50) e va fermata subito anzi subitissimo. L’«urgenza democratica» sul lavoro è tale, che la manifestazione della Fiom del 25 ottobre è stata anticipata al 18. Ma Grillo si sarà già piazzato in piazza il 10 e la piazza è quella del Circo Massimo ma al posto del Cinese (soprannome d’antan di Cofferati) c’è il Genovese come leader delle masse umiliate e offese? E nell’ingorgo delle piazze, c’è anche quella di Sel il 4 ottobre, ma attenzione: e se Renzi ricorre alle urne e li manda tutti di nuovo in letargo, i risvegliati combat? Diverte (amaramente) il Circo Zombie. Diverte al geniale fake di Cuperlo, il Gianni Kuperlo di Twitter: «Mi sento di smentire, a malincuore, la #Camusso. #Renzi non è come la Thatcher, perchè la Thatcher sapeva l’inglese». Ma chi si diverte di più, e basta vederlo nel video di ieri in cui gode a canzonare la Camusso, è Renzi. Susanna e gli altri dicono: «Il Jobs Act è lo scalpo che Renzi porta alla Ue». E così fanno più bello il premier agli occhi di Bruxelles, Berlino e Francoforte e di tutti gli elettori italiani diversi da Mineo e non bisognosi di L-dopa.