Riforme, sì finale tra le proteste. FI, Sel, Lega e M5S lasciano l'aula

Riforme, sì finale tra le proteste. FI, Sel, Lega e M5S lasciano l'aula
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Martedì 13 Ottobre 2015, 17:22 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 09:05

Bagarre al Senato per il sì sul ddl riforme. Dopo mesi di polemiche e ostruzionismo è arrivato il via libera finale: le opposizioni hanno lasciato l'aula.

Il provvedimento deve ora tornare alla Camera e poi nuovamente al Senato come previsto dall'iter delle modifiche alla Costituzione prima dell'annunciato referendum confermativo che si dovrebbe tenere nell'autunno 2016. Il Senato ha approvato il ddl con 178 voti favorevoli, 17 contrari e 7 astenuti. Gran parte delle opposizioni ha lasciato l'Aula o comunque non ha partecipato al voto finale. Il gruppo Ala dei verdiniani ha votato a favore.

I senatori della Lega, dopo l’intervento di Roberto Calderoli contro il ddl Boschi, hanno lasciato l’emiciclo con la Costituzione tra le mani. Calderoli nella destra aveva anche una bottiglietta di olio di ricino: «Questo è il nostro futuro», ha detto.

I senatori di Forza Italia, ancora rimasti in aula dopo l'intervento del capogruppo Paolo Romani che annunciava la non partecipazione al voto sulle riforme, hanno poi lasciato alla spicciolata l'emiciclo. Qualcuno si è trattenuto per l'intervento del ministro Maria Elena Boschi e ha applaudito l'intervento in dissenso del senatore della sinistra dem Walter Tocci.

A poco a poco, però, con una specie di dissolvenza, il gruppo dei senatori presenti (fra gli altri Gasparri, Rossi, Rizzotti, Scilipoti, Mandelli, Giro) ha lasciato l'aula. Sì in dissenso dal gruppo invece dei senatori Riccardo Villari e Bernabò Bocca. «In questo contesto, fare riforme anche se perfettibili è meglio che non farle», ha sottolineato Villari.

I «verdiniani» del gruppo Ala detto invece sì al ddl riforme. Lo annuncia in Aula il senatore Riccardo Mazzoni. «Se questa è la volta buona, dipenderà anche dai nostri voti», spiega, invitando la sinistra Pd a «stare tranquilli: non pesteremo il loro orticello, ma si ricordino che le riforme sono patrimonio di tutti»

I senatori del Pd Corradino Mineo, Walter Tocci e Felice Casson hanno annunciato il loro voto contrario in dissenso dal Pd sul ddl Boschi.

«Avete demolito la Costituzione con prepotenza e superficialità e sulla base di indicibili accordi massonici. Avete riscritto la Costituzione grazie al pluri-indagato Verdini, avete avuto il coraggio di farlo diventare padre costituente», ha affermato in Aula il capogruppo M5S al Senato Gianluca Castaldi, rivolgendosi alla maggioranza e al governo e annunciando che il M5S non parteciperà al voto «per rendere chiaro che questo 'monstrum' costituzionale è solo opera vostra».

I senatori M5S hanno abbandonato l'aula e sui loro banchi hanno lasciato un foglio bianco, prima dell'intervento di Napolitano.

«Avete distrutto la riforma del governo, avvalendovi di soggetti disposti a fare i kamikaze della Costituzione» e «con mercimoni, scambi, ricatti e trasformisti per ingraziarsi l'unico utilizzatore finale della riforme, Renzi, il prediletto di Napolitano», ha spiegato Castaldi, che poi ha attaccato: «State per approvare in un lampo la legge Boccadutri, per la legge Fornero ci avete messo 20 giorni. Quando vi serve e vi conviene siete velocissimi, quando dovete fare le leggi per i cittadini ve la prendete comoda, prendendovela con il bicameralismo perfetto».

«Oggi la Costituzione è morta e sepolta, insieme ai suoi valori fondamentali», sottolinea ancora il capogruppo Cinque Stelle, accusando la maggioranza di aprire, con le riforme, il futuro Senato anche a chi è sotto inchiesta. «Se un comune è sciolto per mafia, il sindaco di quel comune manterrà il suo posto a Palazzo Madama» laddove anche Mario Mantovani «è un potenziale nuovo senatore».

Non appena l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha cominciato a parlare nell'Aula di Palazzo Madama, tutti i senatori del M5S sono usciti lasciando i banchi deserti. Hanno abbandonato i loro posti anche numerosi esponenti di Forza Italia.

Il profilo del M5S Senato ha twittato poi una foto che ritrae, nell'Aula del Senato, un colloquio tra Verdini e Napolitano. «Verdini e Napolitano a colloquio. Ecco chi si appresta a stravolgere la Costituzione», accusano i 5 Stelle.

"Io Napolitano non lo farei parlare". Alla riunione dei gruppi di Fi nella sala Koch del Senato si accende il dibattito su come il partito azzurro dovrà esprimere il suo no al ddl Boschi, Aventino sì, Aventino no. Silvio Berlusconi, raccontano, si sarebbe infervorato quando il confronto tra gli azzurri si sofferma sull'atteggiamento da tenere durante la dichiarazione di voto di Napolitano. C'è chi propone, come Augusto Minzolini, di uscire dall'Aula durante l'intervento dell'ex capo dello Stato, chi di protestare con altre iniziative. Ad un certo punto, riferiscono fonti azzurre, il Cav sarebbe sbottato così: ora basta, Napolitano non dovrebbe proprio parlare, non farei parlare chi ha compiuto un golpe.

Domenico Scilipoti ha invece disturbato l'inizio dell'intervento del presidente emerito. Il senatore azzurro ha tirato fuori dalla tasca un foglio con la scritta «2011», anno della caduta del governo Berlusconi, e lo ha appoggiato sul banco di Napolitano prima che prenda la parola. Poi ne esposti altri ed è statao censurato dal presidente del Senato Pietro Grasso. Napolitano ha quindi iniziato a leggere il suo testo senza fare alcun riferimento all'accaduto.

«Il Presidente Napolitano è una figura limpida che onora e ha onorato nella sua vita le istituzioni. Le aggressioni un po' volgari di queste ore non lo inficiano in nulla». Lo dice Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato.

«Il comportamento dei senatori del M5s e di Fi che sono usciti dall'aula mentre prendeva la parola, le dichiarazioni di Silvio Berlusconi e di Roberto Calderoli contro il presidente emerito Giorgio Napolitano sono vergognosi e inaccettabili». Lo dice la senatrice del Pd Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali.

«Dobbiamo preparaci tutti a mettere in piedi il nuovo Senato», ha detto Napolitano in aula al Senato illustrando il suo sì ala riforma. «Dobbiamo dare risposte a situazioni nuove e esigenze stringenti», ha aggiunto, sottolineando che va data «attenzione» anche alle «preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legge elettorale».

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