Turchia-Russia, Putin schiera i missili in Siria: alta tensione dopo jet abbattuto

Turchia-Russia, Putin schiera i missili in Siria: alta tensione dopo jet abbattuto
di Giuseppe D'Amato
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Giovedì 26 Novembre 2015, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 09:51
MOSCA - «Non c'è stato alcun avvertimento né visuale né via radio. Nessun contatto». Queste le prime parole del capitano Konstantin Murakhtin, appena recuperato dalle unità speciali dopo un'operazione di salvataggio durata oltre 12 ore. Il suo compagno, il copilota Oleg Peshkov, non ce l'ha fatta. E' stato ammazzato con colpi di arma da fuoco, sparati da terra, mentre era in volo con il paracadute. Del suo cadavere se ne sono perse le tracce, ma probabilmente è in mano ai guerriglieri turcomanni, popolazione che abita quella regione di confine. «Più volte abbiamo fatto quelle missioni - ha proseguito Murakhtin - Stavamo tornando indietro alla base, quando siamo stati colpiti all'improvviso alle spalle sulla coda. Conosco l'altitudine a cui ci trovavamo. Mai, nemmeno per un secondo, abbiamo violato lo spazio aereo turco». Completamente diversa è la versione di Ankara, secondo la quale ben "dieci" avvertimenti sono stati lanciati al bombardiere Sukhoj 24-M federale, che avrebbe superato deliberatamente la sua frontiera «per 17 secondi» ed è stato abbattuto da un caccia F-16. «Abbiamo l'audio degli avvertimenti», hanno spiegato da Ankara. Nelle settimane passate, stando alle dichiarazioni ufficiali turche, i russi avrebbero sconfinato più volte, mentre erano impegnati in missioni contro l'Isis e le opposizioni al presidente Assad.

L'INTERVENTO
«Laggiù non ci sono terroristi» ed abbiamo difeso i «diritti dei nostri fratelli in Siria» (ossia i turcomanni, inquadrati nelle opposizioni anti-Assad) ha dichiarato il presidente turco Recep Erdogan, spiegando le ragioni dell'abbattimento del bombardiere, ma guardandosi bene dal scusarsi. «Nessuno può legittimare gli attacchi contro di loro usando il pretesto di lottare contro l'Isis», ha definitivamente chiarito il suo premier, Ahmet Davutoglu.
Se da una parte la Russia smorza i toni a livello ufficiale onde evitare un incendio più grave ed uno scontro con la Nato, dall'altra non è affatto disposta a porgere l'altra guancia. Con urgenza saranno dispiegati in Siria i micidiali sistemi anti-aerei S-400. Se qualcuno metterà nel prossimo futuro nel suo mirino i velivoli di Mosca avrà ben poche possibilità di atterrare sano e salvo sia di qua che al di là del confine. L'ammonimento di Putin è chiarissimo: «Dopo quello che è accaduto non possiamo escludere qualche altro incidente. Se succederà dovremo reagire in un modo o nell'altro». La polemica con l'ex amico Erdogan resta forte. «La leadership turca - ha sottolineato il capo del Cremlino - sta sostenendo da anni l'islamizzazione del proprio Paese». Pronta la replica del leader da Ankara: «Se si sostiene qualcuno che ha messo in piedi uno stato di terrore (ndr. riferendosi ad Assad), allora sei anche tu un oppressore».

LA PRUDENZA
Sia il premier Medvedev che il ministro Lavrov hanno, invece, tentato di gettare acqua sul fuoco, osservando, tuttavia, che qualcuno starebbe tentando di fare litigare Mosca con l'Alleanza atlantica. Il collega Davutoglu ha affermato che «la Russia è nostra amica e nostra vicina. Abbiamo fornito noi le informazioni necessario per il recupero del jet. Non vogliamo un'ulteriore escalation». In sostanza i «numeri due» e le diplomazie cercano di riallacciare faticosamente i nodi di un qualche dialogo. I rischi per entrambi i Paesi in caso di scontro o addirittura di conflitto sono enormi, considerando gli interessi economici bilaterali in ballo.