Resiste alle molestie: 15enne bruciata viva muore in ospedale. Svolta nelle indagini sulle cugine stuprate e impiccate

Resiste alle molestie: 15enne bruciata viva muore in ospedale. Svolta nelle indagini sulle cugine stuprate e impiccate
di Federica Macagnone
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Giovedì 27 Novembre 2014, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 01:34
Ha lottato fino alla morte per difendersi da una banda che l'aveva individuata come la preda perfetta per uno stupro. Una 15enne indiana è morta alle prime luci dell'alba di lunedì, dopo giorni di agonia in un letto di ospedale, per le terribili ferite provocate da sei uomini che le hanno dato fuoco dopo che lei aveva resistito alle loro molestie. È l'ennesimo caso di violenza sulle donne che arriva dall'India, dove gli stupri sono ormai all'ordine del giorno.



Il 16 novembre la giovane stava uscendo da casa, nel villaggio di Shahjahanpur, nello stato di Uttar Pradesh nel nord dell'India, quando è stata accerchiata da sei uomini che volevano stuprarla e hanno iniziato a palpeggiarla. Trascinata in un angolo la ragazza ha cercato di resistere come poteva alla violenza. Dal canto loro, la banda non ha apprezzato la disperata resistenza della ragazza: per vendicarsi l'ha cosparsa di cherosene e le ha dato fuoco. La giovane, agonizzante, è sopravvissuta per giorni ricoverata in ospedale ma è morta per le ferite. La polizia ha arrestato quattro uomini, mentre continua la caccia agli altri due membri della banda. Secondo il sovrintendente locale RK Sahu gli aggressori conoscevano la vittima e facevano tutti parte dello stesso villaggio a 277 km a sud est di Nuova Delhi.



Morti sospette. Ma il caso della quindicenne è solo l'ultimo di una lunga serie. Molte storie si chiudono senza un colpevole, in altri casi molte domande rimangono senza risposta. Aveva commosso il mondo la vicenda delle due cugine di 14 e 15 anni appartenenti alla casta dei dalit, quella degli intoccabili, trovate impiccate a un albero a fine maggio nel distretto di Badaun, sempre in India, dopo aver subito uno stupro di gruppo. Ora, riporta la Bbc, dopo le indagini del Central Bureau Investigation indiano (Cbi), gli investigatori hanno reso noto che le due adolescenti non sono state violentate e uccise ma si sono tolte la vita.



«Sulla base di 40 relazioni scientifiche - ha detto la portavoce del Cbi, Kanchan Prasad - abbiamo concluso che le due minorenni non sono state violentate e uccise, come sostenuto nella prima relazione informativa». Secondo le indagini, «si tratta di un caso di suicidio», ha concluso Prasad.

Ma ci sono ancora molte domande senza risposta e non è chiaro il motivo per cui le ragazze avrebbero deciso di togliersi la vita. Per la vicenda erano stati arrestati tre uomini, liberati su cauzione lo scorso settembre.

Le due adolescenti erano scomparse da casa un martedì sera di fine maggio a Katra Shahadatganj, un villaggio rurale dello Stato dell'Uttar Pradesh. La mattina successiva i loro corpi erano stati trovati appesi a un albero di mango, provocando l'ira degli abitanti del villaggio contro la polizia che la sera prima non aveva dato seguito alla denuncia dei familiari.



Le proteste. L'India ha preso sotto esame il problema degli stupri, sulla scia di una serie di atti di violenza che hanno fatto il giro del mondo e hanno provocato un'ondata di rabbia nel Paese. Il noto caso di Nirbhaya, la studentessa di 23 anni violentata e uccisa da cinque uomini nell’inverno del 2012 a Munirka, quartiere di Delhi Sud, ha avuto una portata mediatica dirompente, accendendo i riflettori sull'orrore della violenza, anche a livello internazionale. Da allora, ciclicamente, le donne indiane sono scese in strada per battersi, affermare i loro diritti e dire basta agli stupri.



I dati. Ma l'ondata di violenza non si è mai arrestata: la polizia della Capitale ha consegnato all’Alta Corte di Nuova Delhi un rapporto contenente le statistiche relative agli episodi di stupro denunciati alle autorità nei primi dieci mesi del 2014: da gennaio all’ottobre di quest'anno, infatti, nella zona metropolitana della Capitale indiana si sono registrati 1704 casi di violenza sessuale. In 215 casi l'aggressore è stato individuato in un membro di sesso maschile della famiglia della vittima: 43 volte il padre, 27 il fratello, 23 il padre adottivo. In 642 casi la donna conosceva il suo stupratore. I dati, ovviamente, riguardano i crimini denunciati alle autorità e non indicano necessariamente un andamento crescente del problema ma potrebbe far sperare in altro: le donne non hanno più paura di denunciare. In un Paese costantemente indignato per i casi di violenza, l'attenzione pubblica sul problema sta minando le basi di una cultura fondata sul sistema patriarcale che vede ancora la donna come oggetto di discriminazione.