Nuove tecnologie e protezione dei dati, la sfida della Ue

di Vera Jourova
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Martedì 27 Gennaio 2015, 23:21 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 00:19
In tutto il mondo le nuove tecnologie si impongono con grande rapidità: i megadati, il cloud computing, l’Internet delle cose sono divenuti una realtà. Ma noi siamo pronti? Se le nuove tecnologie non conoscono confini, non altrettanto si può dire delle nostre leggi. Se vogliamo utilizzare al meglio le opportunità offerte dal mercato unico digitale europeo, dobbiamo dotarci senza indugio di nuove regole sulla protezione dei dati. I cittadini e le imprese si aspettano una riforma in questo ambito.

Tutti sono interessati dalla questione della protezione dei dati personali: ad esempio, quante volte al giorno i dati del mio smartphone sono condivisi a fini commerciali? Le imprese hanno inoltre preoccupazioni legate alla sicurezza: vogliono che i dati dei loro clienti siano al sicuro e vogliono mantenere la fiducia dei consumatori. Si tratta di condizioni essenziali per indurre i singoli e le imprese a utilizzare Internet e le nuove tecnologie. Per questo motivo l’Unione europea ha proposto di aggiornare le norme sulla protezione dei dati del 1995. Garantire la protezione dei dati dei cittadini europei nell’era digitale e creare le condizioni per il completamento del mercato unico digitale, ecco due priorità assolute per la Commissione Juncker. Nel marzo 2014 il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza il pacchetto della Commissione per la riforma della protezione dei dati. Ora devono pronunciarsi gli Stati membri che, peraltro, hanno già approvato i principali aspetti della riforma. Ad esempio, la normativa Ue si applicherà a tutte le società che offrono prodotti e servizi ai consumatori europei, a prescindere dal fatto che i loro server si trovino all’interno o all’esterno dell’Ue. Ora è necessario concludere positivamente i negoziati entro la fine del 2015.



La nostra riforma sulla protezione dei dati contiene proposte di nuove regole per le autorità di polizia e le autorità giudiziarie penali che si scambiano dati all’interno dell’Ue. Si tratta di un’iniziativa quantomai opportuna, non da ultimo alla luce dei recenti attacchi terroristici di Parigi. Dobbiamo proseguire e intensificare la nostra cooperazione in materia di applicazione della legge. A tal fine l’adozione di norme efficaci in materia di protezione dei dati promuoverà una cooperazione più efficace basata sul rispetto reciproco.



In un mondo sempre più interconnesso è essenziale garantire il diritto alla protezione dei dati anche al di fuori dell’Europa. Da parte mia sono determinata a fare sì che il nostro accordo sull’approdo sicuro (“Safe Harbour”) con gli Stati Uniti (accordo che consente il trasferimento di informazioni commerciali tra società nell’Ue e società negli Stati Uniti che rispettano determinate norme di protezione dei dati) sia effettivamente sicuro. Intendo inoltre proseguire i negoziati con gli Stati Uniti in materia di norme per la protezione dei dati negli scambi di dati tra le autorità di contrasto. In questo ambito i cittadini dell’Ue devono poter far valere i propri diritti in materia di protezione dei dati anche presso i tribunali statunitensi.



La sicurezza e le opportunità economiche devono andare di pari passo senza pregiudicare i diritti fondamentali. La riforma sulla protezione dei dati dovrebbe essere giusta ed equilibrata, mirando, da un lato, a tutelare i cittadini e consentire loro di gestire i propri dati personali e, dall’altro, a proteggere la libertà di espressione e dei media e a creare condizioni prevedibili per le imprese nel mercato unico digitale.



Dobbiamo pertanto concludere rapidamente i negoziati in corso su tale progetto di riforma e iniziare ad applicare le nuove norme. È il momento di agire.

* Commissaria Ue per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere