Fiumicino, lo scalo torna alla normalità, scaricabarile sul caos

di Antonio Galdo
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Venerdì 31 Luglio 2015, 23:32 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 00:07
Tanti responsabili, nessun colpevole. La catastrofica situazione dell’aeroporto di Fiumicino si sta infilando nel tunnel dello scaricabarile, dove tutti gli interlocutori si lamentano e nessuno è disponibile a riconoscere un qualsiasi errore. Alitalia alza la voce per la qualità dei servizi e minaccia di abbandonare lo scalo dove transita quasi il 50 per cento dei suoi voli. Adr risponde contestando all’ex compagnia di bandiera accuse false.

E quanto agli investimenti ricorda che negli anni scorsi sono rallentati per colpa di una legge molto sostenuta proprio da Alitalia e adesso hanno ripreso un ritmo in linea con gli altri scali europei. Perfino la cabala nella consegna dei bagagli, ormai tutti abbiamo imparato a viaggiare con il solo bagaglio a mano quando si arriva a Fiumicino, è oggetto di polemiche trasversali.



Sullo sfondo di questa schermaglia c’è l’ombra del rapporto con le società low cost che Alitalia considera concorrenti sleali, mentre Adr le coccola anche in virtù della loro continua espansione.

Quanto alla parte pubblica, abbiamo un capo del governo che definisce il caos di Fiumicino «impensabile». Ma quasi dimentica che l’esecutivo ha in mano lo strumento della concessione per mettere ordine nell’aeroporto. E a proposito di ordine, il sistema di sicurezza dello scalo lascia molto a desiderare (altro scaricabarile: i responsabili si difendono lamentando la mancanza di personale) ed è assurdo che in un aeroporto internazionale, situato in un comune con un’estensione di 213 chilometri quadrati, dove ci sono stati 53 roghi in due anni, la prima caserma dei pompieri sia dislocata a una quarantina di chilometri.



Tirando le somme del gioco al rimpiattino, viene fuori la nostra cronica incapacità a gestire con efficacia e trasparenza qualsiasi snodo strategico del sistema Paese. Stiamo parlando, ricordiamolo, di un aeroporto con mille voli al giorno e circa 44 milioni di passeggeri all’anno: un punto vitale per il turismo made in Italy.



Un patrimonio che dovremmo considerare nazionale, e difendere con i denti, senza lasciarlo all’aggressione della concorrenza straniera, ben contenta di cavalcare l’onda del caos per spostare, grazie all’indignazione dell’opinione pubblica, flussi turistici nei rispettivi paesi. Inoltre lo scaricabarile sembra fregarsene, nella certezza della totale impunità, delle odissee dei poveri passeggeri, a partire da quelli che in questi giorni sono in partenza per le vacanze, e dei turisti che sbattono il muso contro l’Italietta della Grande Bellezza e dei mille disagi. Due cose che non possono stare insieme.