Berlusconi, D'Addario in lacrime al processo: «Alla prima cena a palazzo Grazioli ero l'unica vestita»

Berlusconi, D'Addario in lacrime al processo: «Alla prima cena a palazzo Grazioli ero l'unica vestita»
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Giovedì 27 Novembre 2014, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 08:24

«Per la prima cena a palazzo Grazioli nella stanza dove abbiamo cenato c'erano quasi tutte ragazze, pochi uomini, il presidente Berlusconi, Giampaolo Tarantini e il musicista.

Le ragazze erano tutte svestite, alcune senza slip. Forse l'unica vestita ero io». Così Patrizia D'Addario, testimoniando al processo in corso dinanzi al Tribunale di Bari a sette persone - tra cui Gianpaolo Tarantini e Sabina Beganovic (in arte Began), la cosiddetta "ape regina" delle feste organizzate dal Cavaliere - accusate di aver portato 26 donne, alcune delle quali escort, nelle residenze dell'allora capo del governo Silvio Berlusconi.

D'Addario ha abbandonato in lacrime l'aula del tribunale mentre deponeva. La donna ha cominciato a piangere mentre i pm facevano ascoltare in aula una telefonata intercettata il 2 ottobre 2008 tra lei e l'imputato Massimiliano Verdoscia. Durante la conversazione la donna pattuiva il compenso da 200 euro per una prestazione sessuale.

D'Addario ha spiegato che, dopo la prima serata, Tarantini ma anche il «suo braccio destro» Massimiliano Verdoscia, anche lui imputato, l'avrebbero convinta a tornare a palazzo Grazioli. «Giampaolo - ha evidenziato - mi disse che il presidente era interessatissimo a me. Avevo fatto colpo su di lui. Mi voleva rivedere. Aveva capito che la prima volta ero andata via perchè c' erano altre ragazze e che non volevo partecipare a un'orgia».

«A un certo punto della prima serata trascorsa a palazzo Grazioli il presidente Berlusconi mi prese per mano e mi portò insieme ad altre tre ragazze, Clarissa, Licia e un'altra di cui non ricordo il nome, a vedere le altre stanze dell'edificio. In una di queste ci siamo sdraiati tutti sul letto. Il presidente mi accarezzò la mano e mi strinse per un braccio. Con l'altro braccio stringeva Licia. Poi mi sentii toccata in un posto del corpo dove non volevo. Allora mi sono alzata e sono scappata in bagno perché io di orge non ne ho mai fatte in vita mia», ha detto ancora D'Addario.

«Il presidente Berlusconi mi raggiunse in bagno e mi calmò». «Non è successo niente, non ti preoccupare», avrebbe detto Berlusconi. «E mi fece vedere un libro con tutte le ville che possiede nel mondo». D'Addario ha detto che la casa era piena di piccoli oggetti preziosi a forma di farfallina, da regalare alle ospiti.

«Nella seconda occasione la sala era vuota», ha detto. Ma il problema si ripropose «perché Berlusconi - ha spiegato D'Addario - cominciò ad accarezzarmi le gambe davanti alle altre ragazze e alle guardie del corpo in modo esplicito.

Mi guardavano tutti. Ero imbarazzata. Scappai di nuovo in bagno e allora Berlusconi mi raggiunse da solo, gli altri erano andati via, compreso alla fine Tarantini, e il presidente fu molto dolce mi portò in camera da letto. Decisi di rimanere perché era l'occasione della mia vita. Avrei risolto definitivamente i miei problemi economici a Bari».

Qualche tempo dopo la seconda cena a Palazzo Grazioli invece «un carabiniere in borghese entrò a casa mia, mi bloccò e tentò di violentarmi. Io riuscii a scaraventarlo giù dalle scale e chiusi la porta. Lui cominciò a tirare calci e pugni alla porta», ha poi sostenuto D'Addario. «Qualche giorno dopo - ha aggiunto - lo stesso uomo mi fermò per strada per un controllo, la stessa persona tornò successivamente a bussare a casa mia, ma io non aprii. Il giorno dopo subii un furto: mi portarono via un televisore, cd, vestiti e tanta biancheria intima». La testimone ha detto di non aver mai denunciato il tentativo di violenza, ma solo il furto subito. «Ho sempre raccontato la verità non ho problemi a farmi riprendermi dalle tv», ha detto ancora D'Addario.

Agli imputati al processo si contesta a vario titolo l'associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento, favoreggiamento e induzione della prostituzione. La vicenda è quella dei festini organizzati nelle case dell'allora premier tra il 2008 e il 2009.

Look total black (tailleur nero su t shirt nera) e trucco marcato, D'Addario ha risposto alle domande delle parti, così come faranno le altre testimoni citate all'udienza: Chiara Guicciardi e Barbara Montereale.

La 47enne escort barese, durante le indagini, disse di aver partecipato, su richiesta di Gianpaolo Tarantini, a due incontri nella residenza romana dell'allora capo del governo: la prima il 26 ottobre 2008 durante la quale, «nonostante le pressioni di Gianpaolo e del Presidente», D'Addario rifiutò di trattenersi «oltre la cena». La seconda, il 4 novembre 2008, la donna accettò di trascorrere la notte «da sola» con Berlusconi.

«Per tutta la notte - raccontò - mi sono intrattenuta con lui, consumando sia rapporti intimi che parlando ininterrottamente, nonostante io avessi sonno. Quella notte ricevetti la promessa di un suo interessamento per risolvere la mia questione edilizia a Bari (la costruzione di un residence, ndr), senza che io gli avessi in alcun modo accennato, poiché lui evidentemente era già informato». Ma del residence, Berlusconi non si è mai interessato, fatto questo che portò D'Addario a denunciare sulla stampa lo scandalo a luci rosse.

«Giampaolo Tarantini mi ha dimezzato il cachet per la serata a Roma, prima di andare a palazzo Grazioli, da 2.000 a 1.000 euro perché mi ero rifiutata di andare a letto con lo stesso Tarantini. È accaduto nell'hotel De Russie. Poi, se mi fossi comportata bene mi avrebbe dato il resto», ha sostenuto ancora D'Addario, testimoniando al processo. La serata si riferisce a ottobre 2008.

«Tarantini mi ha indicato anche come mi dovevo vestire per la serata prima di partire da Bari - ha aggiunto - ma io non ho obbedito: invece di tubino nero scollato, ho messo un tailleur. All'inizio non ci credevo che saremmo andati a palazzo Grazioli. In auto la sera eravamo tre ragazze e Tarantini».

«In occasione della seconda cena a Palazzo Grazioli, il 4 novembre 2008, Berlusconi era stato inviato alla cena (in ambasciata) per l'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca, ma il presidente declinò l'invito dicendo che aveva la febbre per stare con noi», ha detto ancora la escort barese.

«Poco prima - ha aggiunto - aveva lasciato in tutta fretta il presidente Napolitano, sempre per raggiungere noi: me, Barbara Montereale, Lucia Rossini e Gianpaolo Tarantini». «Quella sera - ha

confermato - decisi di restare a Palazzo Grazioli. Berlusconi mi portò nella sua camera da letto dove il presidente, che mise la sua mano nella mia mano, mi spiegò che quel letto glielo aveva regalato Putin. Io registrai tutto quello che accadde con il mio telefonino: avemmo rapporti, parlammo a lungo e lui mi dedicò anche delle poesie. Mi disse che avrebbe cambiato la mia vita, che mi avrebbe aiutato per costruire il residence e aggiunse che gli uomini non erano tutti uguali». «Andai via da Palazzo Grazioli poco prima delle ore 11 del giorno dopo, dopo aver fatto colazione con Berlusconi», ha concluso.

«Gianpaolo Tarantini mi propose la candidatura alle elezioni Europee del 2009». Dopo le due cene a Palazzo Grazioli in compagnia dell'allora premier, D'Addario ha avuto pochi altri contatti con Tarantini. L'imprenditore barese le aveva «assicurato che Berlusconi le avrebbe dato un ruolo importante a Roma, ma sono stata presa in giro», ha detto la escort barese ai giudici.

Quindi, la proposta di candidatura. «Portai il curriculum all'autista di Gianpi, Dino Mastromarco. Poi però il mio curriculum non è mai arrivato a Roma. Un giorno mi ha chiamata Tato Greco, grande amico di Tarantini e coordinatore de "La Puglia Prima di Tutto", partito che fa riferimento all'ex ministro Raffaele Fitto, e mi ha offerto la candidatura alle amministrative per il Comune di Bari». Anche quella sfumata dopo la lettera diffusa dall'allora moglie di Berlusconi, Veronica Lario, sulle frequentazioni serali del marito.