Tg4, Fede contro il licenziamento: chiede 8 milioni e mezzo

Tg4, Fede contro il licenziamento: chiede 8 milioni e mezzo
di Claudia Guasco
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Lunedì 22 Dicembre 2014, 23:48 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 00:12
MILANO - Un «licenziamento in tronco», illecito poiché «appare evidente la finalità ritorsiva della decisione». Emilio Fede contro Rti, la società controllata dal gruppo Mediaset.

Va in onda la seconda parte dello scontro tra l’ex direttore del Tg4 e la società del Biscione, che lo scorso 30 ottobre ha spedito al giornalista una raccomandata in cui si sanciva la risoluzione del contratto. E ora Fede passa al contrattacco: con un ricorso presentato al Tribunale civile di Milano impugna il licenziamento, chiede di essere reintegrato al suo posto di lavoro e che l’azienda ne paghi le conseguenze. Quantificate per l’esattezza in 8 milioni e 441 mila euro di risarcimento.



Fede, scrivono i suoi avvocati nel provvedimento, si è trovato in mezzo alla strada dalla sera alla mattina: non ha potuto entrare in ufficio «per recuperare i suoi effetti personali, inscatolati e depositati in un garage presso la sua abitazione», non gli è stato concesso «accomiatarsi da colleghi e collaboratori», è stata immediatamente bloccata la sua posta elettronica e gli è stato «intimato verbalmente, tramite la propria segretaria, di non avvicinarsi o varcare i confini dell’azienda». Il giornalista si è trovato in un solo colpo senza stipendio (27 mila euro netti al mese), senza auto aziendale con relativo autista, via la segretaria e anche la casa di Segrate in cui abitava da venticinque anni, con bollette di acqua luce e gas pagate. Oltre al benefit del «check up personalizzato» gratuito all’ospedale San Raffaele.



INCHIESTA IN CORSO

Per Rti la situazione è chiara: «E’ stato reso noto che presso la Procura della repubblica di Milano è pendente un’inchiesta a carico di Fede per associazione a delinquere a scopo di diffamazione - si rilevava nella missiva - Tale circostanza, ad avviso del consiglio di amministrazione di Rti, rende impossibile la prosecuzione del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa in essere». Il fascicolo nel quale Fede risulta indagato riguarda il presunto ricatto nei confronti dei vertici Mediaset per un falso fotomontaggio a luci rosse e, stando al ricorso, la rescissione del contratto sarebbe una ritorsione. Non solo: «l’illecito licenziamento» sarebbe fondato «sulla circostanza che è presente un’indagine di natura penale ai danni» di Fede, della quale il giornalista «sembrerebbe avere avuto notizia». Ma la «circostanza è invece assolutamente sconosciuta» all’ex direttore del Tg4. Per Fede, 83 anni compiuti il 4 novembre, la lettera di Rti è stato un brutto colpo, tant’è che nella cifra complessiva di risarcimento sono indicati 5 milioni di euro per danno morale, esistenziale e biologico. «L’immagine e l’onore del ricorrente sono stati letteralmente demoliti, al punto da spingerlo addirittura a piangere in diretta nel corso di una trasmissione radiofonica». Uno sfogo disperato: «Ho perso tutto quello che ho costruito in tutti questi anni di lavoro, anche un’ora fa ho pensato di farla finita. Adesso ho chiesto alla mia famiglia di dimenticare il mio nome». Tale fu il carico di tensione per il licenziamento che Fede è finì pure al pronto soccorso in codice blu, con braccialetto di ricovero allegato agli atti del ricorso. Giusto il tempo di riprendersi dallo shock e il direttore, condannato a 4 anni e 10 mesi nel processo d’Appello Ruby bis, chiede la rivincita.

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