Il "talent" di Verdone, giudice d’eccezione ai provini al Festival del Cinema

Il "talent" di Verdone, giudice d’eccezione ai provini al Festival del Cinema
di Fabio Ferzetti
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Giovedì 23 Ottobre 2014, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 00:23
Claudia, canottiera e una vaga somiglianza con Ornella Muti giovane, rende omaggio a Roma in romanesco con gli occhi lucidi e qualche «’sti caz..».

Marco rifà il verso al Toni Servillo che nella Grande bellezza se la prende con la damazza radical chic. Orlando, un simpatico pischello, annuncia orgoglioso di aver scritto il monologo con la madre e va spedito come un treno: «Sono pigro e non mi sento male per questo, ordino tutto per posta e non pulisco niente».



C’è pure Giacomo che, dosando le pause, declama: «L’eroina non è una droga ma una filosofia». Salvatore, con un filo di voce e l’emozione a mille, rifà invece un pezzo da Platoon mentre Carlo Verdone, seduto in poltrona con le cuffie per non farsi sfuggire anche il più flebile sospiro, alla fine gli dice: «Mi sa che fai teatro, sei impostato»



IN GARA

Ma quanti sono? Cento, duecento, trecento? Di sicuro tantissimi, tutti aspiranti attori, giovani e non, e si sono messi in fila per affrontare un provino davanti al giudice d’eccezione Verdone nella giornata più movimentata del Festival di Roma. Invitato dal Gioco del Lotto, che l’anno scorso registrò 4mila partecipanti, l’attore e regista romano svolge il suo compito con serietà e l’espressione debitamente enigmatica.



Dovrà scegliere dieci finalisti e alla fine il migliore di questi verrà ingaggiato da «una grande produzione». Magari finirà proprio sul set della nuova commedia che Carlo sta scrivendo? Non è escluso. Intanto Verdone prende appunti e oggi pomeriggio tornerà allo stand del Lotto in coppia con Claudia Gerini per raccontare a Laura Delli Colli, davanti al pubblico, gioie e dolori del suo mestiere.



«Ragazzi, la prima regola per diventare bravi attori è avere una cultura generale. Se non sapete cosa è successo nel passato non andrete mai avanti», dice Carlo all’auditorio che è tutto orecchie. «E dovete stare attenti a osservare la realtà, copiare gli altri non porta da nessuna parte». Lui il primo provino se lo ricorda benissimo perché andò male: «Lo affrontai nel 1978 con Lilli Carati, l’attrice appena scomparsa, per il film Il corpo della ragassa. Dovevo abbracciarla ma fui molto impacciato, meno male che non mi presero così un paio d’anni dopo ho potuto debuttare con Un sacco bello».



PAURA

Alle audizioni la paura è una compagna costante, aggiunge Verdone: «Io ho avuto un blocco proprio quando ho affrontato il provino per La grande bellezza, ma Sorrentino ha saputo mettermi a mio agio». Davanti al “giudice” continuano a sfilare i sogni, le illusioni e le velleità di chi cerca il suo posto al sole. «Ora vi leggo il monologo che ho scritto dopo essere stata respinta tre volte all’Accademia», fa una ragazza lentigginosa di nome Cecilia. E Carlo: «Sarà un pezzo arrabbiatissimo!».



Alla fine della giornata, l’attore rivela che «quattro o cinque elementi interessanti, dotati di potenziale» li ha notati. Com’è facile immaginare, lui è sotto assedio permanente: tutti gli chiedono un’udienza, un provino, un momento di attenzione per dimostrargli che sono gli interpreti ideali dei suoi film. «Non c’è uno che non voglia fare l’attore! Io consiglio a tutti di dirottare l’interesse sulla sceneggiatura: il cinema italiano soffre perché i film sono scritti male. C’è una vera e propria emergenza sceneggiatura, altro che recitazione».

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