Dalla Fiom a FI, tutti in fila a celebrare il sistema-Renzi

Dalla Fiom a FI, tutti in fila a celebrare il sistema-Renzi
di Mario Ajello
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Sabato 25 Ottobre 2014, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 09:42
dal nostro inviato Maio Ajello

FIRENZE - «É tutto uguale a prima», assicura sorridendo Luigi De Siervo, nocciolo duro renziano, uno dei massimi dirigenti della Rai. E però, prima i cani poliziotto per la bonifica anti-bombe non c'erano. La zona intorno alla Leopolda, che adesso é la Leopolda 5, era libera e bella, ora é bella ma protetta. E la folla comincia a bussare a questo tempio del potere acquisito anche se siamo solo all'inizio e il pienone (il triplo rispetto alle passate edizioni) é previsto tra oggi e domani. Il mondo renziano sempre quello é (e ieri sera a spiccare erano ancora i fedelissimi, il primo sottosegretario ad arrivare Rughetti, Guerini s'é goduto "Miracle" degli U2 e la Morani ballando ha affermato: "É il suono del miracolo del 41 per cento") ma si é allargato a dismisura questo mondo ora che sta al governo.



Ed é un neo-mondo che nelle prossime ore metterà in scena il film intitolabile Partito della Nazione (o Pdl, ma inteso come Partito di Renzi), che conosce i suoi nemici («Io non sono un gufo», c'é scritto nella t-shirt in vendita a 10 euro), vive nel mito dell'operosità (garage da start up, fabrichette, aziendine dominano nei video e la morale é quella della popstar Bon Jovi: «Il successo é cadere 9 volte e rialzarsi 10») ed é ibrido e meticcio. Ecco allora il sindacalista della Fiom, Calosi, e grand commis come la direttrice dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, il dirigente Cisl (Renato Santini, che parla così: «Ora tutti stanno cercando di salire sul carro del vincitore. Speriamo non si spacchi») e Raffaele Cantone numero uno dell'Anticorruzione e l'ex vendoliano Migliore mescolato ai Matteo-people anche se non c'é nulla che richiami la sinistra. C'é qualcosa, anzi qualcuno, che rimanda al Patto del Nazareno. Uno degli ospiti più ghiotti é Massimo Parrini, plenipotenziario di Denis Verdini nella loro Toscana. Non é cambiato niente rispetto a prima? Suvvia.



L’ATMOSFERA

Tutto dev'essere uguale a prima - nell'atmosfera leopoldina, nel palco vintage, nell'icona di Steve Jobs, nella apparente leggerezza - per dimostrare che nulla é cambiato. É la Leopolda della "dissimulazione onesta", come la chiamava Torquato Accetto nel '600. Nel senso che sí, siamo al governo, ma il governo non ci ha resi governisti. Guai, per esempio, ad arrivare in autoblú (solo Matteo lo fa e ammette: «Prima arrivavo in bici, qualcosa é cambiato»). Si arriva a piedi come fa la ministra Boschi. Indossa stivali neri, non più i vertiginosi tacchi ghepardati della Leopolda 2013 e questo é un dettaglio rivelatore: pochi centimetri ai piedi come si addice a chi deve macinare chilometri di riformismo.



Le scorte ci sono ma non si vedono. Ciò che si vede (oltre al tavolo in allestimento per la Confindustria e l'agenda del premier che domani alle 15 ha appuntamento con Moretti in Finmeccanica) é il sogno realizzato: erano «un'allegra brigata di sognatori», come la chiama Matteo e ora da movimento si sono fatti sistema. E calamita.

Oscar Farinetti, quello di Eataly, é in arrivo e intanto avverte: «Tutti ormai puntano su Renzi ma Renzi non può accontentare tutti». Sono appena giunti un paio di ex assessori provinciali, dall'accento sudista, e chiedono in giro: «Chi si occupa di sanità per Renzi?». Osserva un ragazzo di 27 anni venuto dalla Sicilia, Giuseppe Ciraolo: «Era più genuina la Leopolda del passato. Un'Alessandra Moretti qui non l'avresti vista mai». Così come tanti altri ministri che stanno accorrendo. Nel neo-mondo (versante international) il più gettonato é il ceo di Twitter, Costolo, oltre al consigliere di Obama - Mike Moffo - che assicura: «Vedo in Renzi enormi potenzialità».

In questo Partito della Leopolda che si mette in vetrina tra vecchie bici e mobili in stile arte povera, si mescolano Stato e parastato, i ragazzi arrivati dalla Basilicata e imprenditori star come Brunello Cucinelli, Renzo Rosso, Farinetti. Mentre il renzismo al tempo del sogno diventato potere é insieme un brivido («Il coraggio é saper convivere con la propria paura», parola del giudice Falcone rilanciata da Matteo) e una galassia fatta anche di cda popolati da figure così, alcune delle quali attese o in arrivo quaggiù: si va da Antonio Campo dell'Orto (Poste) a Fabrizio Landi (Finmeccanica), da Elisabetta Fabbri (Poste) a Diva Moriani (Eni), da Roberto Raggi (uno dei primi renziani, adesso capo del Demanio) a Marco Seracini (Eni). E via così. Il finanziere Davide Serra é già arrivato, e ha pagato la metà delle spese di questa Leopolda (con 175mila euro, compresa la ribollita), mentre Alessandro Baricco stavolta non c'è. Ma servono ancora gli scrittori, e in questo caso non si sta parlando di Dumas, in questo mondo tutto diverso ma che cerca di mostrarsi identico a prima?
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