Pigneto, la Scampia romana: ma i pusher saranno espulsi

Pigneto, la Scampia romana: ma i pusher saranno espulsi
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 1 Agosto 2015, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 00:04
C’è un momento, tra le 5 e le 6 di mattina, in cui il Pigneto sembra fermarsi. Il popolo della movida ha appena finito di tirare tardi nei locali chic dell’area pedonale tra coca e hashish e gli eroinomani ancora non si sono presentati ai capannelli dei pusher, a caccia della prima dose della giornata. Sulle panchine nuove di zecca dell’«Isola» appena ristrutturata, trovi addormentati, a decine, gli spacciatori africani, storditi dalle stesse droghe che hanno provato a smerciare fino a pochi minuti prima. Gambiani, senegalesi, magrebini. Dormono, prima che il tran tran della droga ricominci.

È un’alba silenziosa e surreale quella che colora le strade di questo ex sobborgo della Capitale, risorto a nuova vita negli anni ’90 grazie al fiorire di locali alla moda, frequentati oggi dai ragazzi della generazione Hipster ma anche dalla cosiddetta Roma bene. Una sfilza di aperture, tra pub, ristoranti e hamburgherie raffinate, che ha cambiato faccia a questo triangolo di strade incastonato tra la Prenestina e la Casilina, e che però ha fallito nel suo intento principale: sminare il racket dello spaccio da uno dei suoi avamposti storici.

BURBUKA

Il Pigneto oggi è uno dei più grandi centri di spaccio della Capitale. Un territorio militarizzato, con almeno 60 pusher in attività 24 ore su 24. Un mercato illegale che non chiude mai. Si comincia la mattina, con gli spacciatori che già alle 8 sono in piedi, accanto ai portoni per vendere eroina. Fuori dall’isola pedonale, nelle stradine secondarie, alle prime luci del giorno già vedi i tossici aggirarsi a caccia di una dose. Fantasmi, con gli sguardi persi, che vagano e comprano. Poi, spesso, si accasciano sui marciapiedi, accanto alle pozze di urina lasciate da chi, poche ore prima, era qui a passare la notte.

Di sera, invece, l’offerta cambia. Si vende soprattutto burbuka, l’hashish del Marocco che si scioglie con l’accendino prima di mischiarlo nel tabacco. I prezzi cambiano: da 8 a 15 euro al grammo. Ma in queste strade si trova di tutto: dalla marijuana alla coca, per chi può spendere 40-50 euro. “Roba” nascosta nei vasi delle aiuole, tutte controllate dal racket, ma anche sotto ai passaruota delle auto in sosta.



LE MANI SUI LOCALI

Anche tanti locali vivono sotto lo schiaffo dei pusher. Perché nella Scampia di Roma, Scampia anomala, dove accanto alle vedette dello spaccio convive la giostra chiassosa e colorata della movida - il narcotraffico si fa sempre più arrogante. Non è un caso se, nell’ultima retata di polizia e carabinieri, l’altra notte, due pusher siano stati arrestati mentre provavano a disfarsi delle dosi nelle toilette di un bar. «I gestori dei locali vivono sotto pressione - racconta Marco De Gennaro, del Comitato di quartiere del Pigneto - Un mese fa la proprietaria di un pub ha provato a ribellarsi, mandando via gli spacciatori. Il giorno dopo si è ritrovata con il negozio sotto sopra. Questa gente non perdona».



LA STRETTA

Lo strapotere del racket non si ferma neanche davanti alle divise. Mercoledì notte, quando tre carabinieri hanno messo le manette a due spacciatori del Gambia, si sono trovati accerchiati da 40 pusher. «Tiravano di tutto - ha raccontato uno dei tre militari aggrediti - bottiglie, pietre, rovesciavano i cassonetti, ci strattonavano per cercare di liberare i loro compagni». Alla fine, dopo l’arrivo di 10 volanti e 30 uomini, i militari ne hanno arrestati 7. Ora il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, promette per loro l’espulsione immediata dall’Italia, annunciando un giro di vite sulla sicurezza. Il ragionamento è chiaro: chi delinque va rispedito subito nel suo paese, senza aspettare la sentenza definitiva. Anche perché, con i tempi della giustizia italiana, il rischio che tornino a spacciare in strada dopo pochi giorni è più che concreto.



È la svolta che tanti residenti del Pigneto chiedevano da tempo. Perché qui i pusher sono tutti stranieri. Divisi in due cosche rivali: da una parte i centrafricani (gambiani e senegalesi), dall'altra algerini e tunisini. Con un terzo incomodo che da qualche settimana ha rotto i vecchi equilibri dello spaccio locale. «Hanno iniziato a spacciare anche i rom - spiega Giammarco Palmieri, minisindaco di questo distretto di frontiera che è il V municipio di Roma - Qui non si erano mai visti. Hanno stretto un’alleanza con i gambiani». Una mossa che ha rotto logiche consolidate e che ha fatto aumentare la conflittualità con i magrebini. Ogni notte una rissa. «Senza un intervento forte da parte dello Stato - spiegano i residenti - qui la guerra è solo cominciata».



lorenzo.decicco@ilmessaggero.it

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