Irpef, il piano della Regione per evitare il maxi-aumento

Irpef, il piano della Regione per evitare il maxi-aumento
di Michele Di Branco
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Lunedì 24 Novembre 2014, 22:05 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 00:19
Ci sono circa 500 mila contribuenti del Lazio distribuiti tra dipendenti, pensionati e autonomi che rischiano una vera e propria stangata fiscale se davvero alla fine la Regione fosse costretta dalle esigenze di bilancio ad alzare l’addizionale Irpef per far quadrare i conti.

Vale a dire circa il 13% di tutti coloro che sono sottoposti al prelievo. Certo, in 2,1 milioni non rischiano nulla e per loro l’eventuale manovra sarebbe a costo zero, ma l’impatto tributario sarebbe comunque di grande rilevanza in termini complessivi. Lo scenario, nel caso in cui l’aliquota Irpef regionale salisse dal 2,33 al 3,33% sui redditi oltre i 28 mila euro all’anno, sarebbe il seguente: mezzo milione di cittadini (il 90% residenti a Roma e provincia) subirebbe un aumento delle tasse senza precedenti a livello federale versando in media 700 euro all’anno e subendo un aggravio di 152 euro rispetto ai 548 pagati a legislazione vigente. In pratica il Lazio, già oggi la Regione più tartassata (all’addizionale regionale si aggiunge quella comunale più alta d’Italia ), andrebbe in fuga doppiando il carico fiscale al quale sono sottoposte ben 10 Regioni del Paese. I calcoli dell’esperto fiscalista Emiliano Clementi disegnano un’immagine molto chiara su quello che potrebbe accadere se il governatore Nicola Zingaretti decidesse di procedere azionando la leva tributaria impostagli dai tagli dal governo con la legge di Stabilità. Anche se in Regione confidano di poter scongiurare questa ipotesi anche alla luce della trattativa in corso con Palazzo Chigi e il ministero del Tesoro sulla questione dei tagli agli enti locali.



È bene innanzitutto chiarire che la natura progressiva che caratterizza il prelievo Irpef metterebbe al riparo coloro i quali denunciano un reddito compreso tra 28 mila e 30 mila euro annui. Si tratta di circa 200 mila contribuenti e per loro il sacrificio, anche se fastidioso, sarebbe piuttosto contenuto. Così, nella possibile zona di confine fissata a 28 mila euro, le cose non cambierebbero affatto. A 30 mila euro di reddito, invece, l’aliquota al 2,33% vuol dire una addizionale regionale di 531 euro. Con l’aumento di un punto (aliquota al 3,33% ) il prelievo salirebbe a quota 551. Insomma, 20 euro in meno in busta paga. Un contributo tutto sommato sopportabile anche se seccante perchè in quella fascia non c’è neppure il conforto degli 80 euro di sgravio Irpef in vigore da maggio per chi guadagna fino a 26 mila euro. I dolori comincerebbero a farsi acuti a partire dai 50 mila euro di reddito. Ci sono circa 40 mila laziali in quella fascia di reddito e versano attualmente 997 euro. Con l’aliquota al 3,33% si passerebbe a quota 1.217 con una impennata di 230 euro.



I RISCHI

A partire dagli 80 mila euro la situazione si farebbe davvero pesante. Nel 2014, questi 24 mila contribuenti versano nelle casse della Regione 1.696 euro. Mentre l’anno prossimo rischierebbero di aggiungere altri 520 euro sfondando e superando ampiamente i 2 mila euro di tasse. Stangate sempre più feroci, ovviamente, mentre si sale lungo la curva dell’Irpef e si raggiungono redditi a sei cifre. In questo mare, da 100 mila euro in su, navigano 65 mila contribuenti laziali. E sono loro quelli ai quali verrebbe chiesto il sacrificio più importante. Proprio a 100 mila euro di reddito oggi si versano 2.162 euro che diventerebbero 2.882 fra pochi mesi con un aggravio di 720 euro. E a quota 200 mila euro di reddito (10 mila contribuenti ) si salirebbe da 4.492 a 6.212 con un aumento di 1.720 euro all’anno.

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