Raiway-Mediaset, Renzi: il 51% resta pubblico, non cambio le regole, ma la politica non centra

Raiway-Mediaset, Renzi: il 51% resta pubblico, non cambio le regole, ma la politica non centra
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Venerdì 27 Febbraio 2015, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 15:50

Il premier Matteo Renzi, sull'offerta di Mediaset per le torri della Rai, non usa giri di parole. «Il governo ha messo delle regole su Rai Way che non intende modificare e sono le regole sul 51%. Punto», ha detto durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Renzi ha però invitato a non leggere in chiave politica l'offerta di acquisto e scambio (opas) di Ei Towers, il cui azionista di controllo è Mediaset, il gruppo televisivo che fa capo alla famiglia di Silvio Berlusconi: «Dovrete abituarvi a considerare le operazioni di mercato per quelle che sono, non politiche ma di mercato». «Perché il mercato sia rispettato», ha però aggiunto, «occorre» sia «la libertà di chi sta sul mercato» - come quella di Ei Towers di lanciare un'offerta riconosciuta industrialmente razionale dagli analisti - sia «il rispetto delle regole». Nel caso di specie il vincolo di mantenimento di almeno il 51% di Rai Way in capo alla Rai, contenuto nel Dpcm che ha avviato la privatizzazione della società.

Le parole di Renzi confermano, in toni ancora più perentori, l'orientamento del Tesoro, che ieri in una nota aveva richiamato il limite del 51% e «l'importanza strategica» di Rai Way.

Il cda della Rai, riunito per esaminare il piano di riorganizzazione dei tg, si è limitato a una «presa d'atto» dell'offerta. «È grave che il cda non ritenga di dir nulla» ha tuonato l'Usigrai, bollando come «pericoloso» l'ingresso di un concorrente della Rai nella società che veicola il segnale del servizio pubblico.

Oltre al cda della Rai si è riunito anche quello di Rai Way. Il presidente, Camillo Rossotto, ha parlato di un consiglio che è servito a «informare i consiglieri sugli avvenimenti degli ultimi giorni» e nel corso del quale «nessuna decisione è stata presa». «Prematura» anche la nomina di un advisor per esaminare formalmente l'offerta.

Resta in attesa di un orientamento del cda di Rai Way la platea di azionisti che hanno sottoscritto il 35% del capitale in occasione della quotazione e che mercoledì hanno mostrato il loro gradimento per l'opas, facendo salire il titolo del 9,46%. Ma anche Ei Towers attende indicazioni ufficiali dalla Rai e da Rai Way prima di decidere se ritirare (o modificare?) l'offerta. A Piazza Affari il calo di Rai Way è stato contenuto (-2,86%), segno che la borsa non esclude una riformulazione della proposta o comunque si attende nuove sorprese dal fermento che coinvolge il settore delle infrastrutture di trasmissione (Wind sta finalizzando la vendita delle sue torri ad Abertis mentre Telecom quoterà le sue entro metà anno).

Nel frattempo il polverone politico non si placa, con tanti "no" alla vendita. Mentre i componenti Pd della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi e Federico Fornaro, chiedono alla Consob (che già ha avviato accertamenti sui movimenti di borsa) di indagare su una proposta «che non è realizzabile», il presidente del gruppo misto, Pino Pisicchio, ha chiesto la convocazione del ministro dell'Economia in Vigilanza Rai «per chiarimenti».

«Siamo ai saldi di fine fine stagione», ha ironizzato il segretario della Lega, Matteo Salvini. No alla vendita anche da Sel che, per bocca del coordinatore nazionale Nicola Fratoianni, paventa pericoli per il «pluralismo».

«Rai Way deve rimanere una struttura controllata dal capitale pubblico», ha detto Massimo D'Alema, mentre il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5S), ha accusato il governo di essere «complice e in malafede» per aver permesso «l'opas di Berlusconi» quotando Rai Way. «Insulti e farneticazioni», ha ribattuto Vinicio Peluffo, Pd. «Il Patto del Nazareno sembra essere tornato sotto altre spoglie, dai ripetitori» insinua Pippo Civati della minoranza Pd.