Padoan conferma: «Giù le tasse sulla casa. Ma bisogna ridurre la spesa»

Padoan conferma: «Giù le tasse sulla casa. Ma bisogna ridurre la spesa»
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Mercoledì 26 Agosto 2015, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 16:12

Nella «sequenza» con cui il Governo prevede tagli di tasse nel 2014-2018, dopo gli 80 euro per «equità sociale» e misure su «lavoro e crescita dell' occupazione», i prossimi passi saranno «sostegno alle imprese e alle famiglie sulle tasse sulla casa, poi vogliamo tornare ad aiutare le imprese e i redditi più bassi». Lo ha detto il ministro Pier Carlo Padoan intervenendo oggi al Meeting di Comunione e liberazione a Rimini.

La «riduzione tasse deve andare di pari passo con la riduzione della spesa», ha ribadito il ministro dell'Economia.

Padoan ha sottolineato che gli interventi del Governo sul fronte fiscale vanno inquadrati complessivamente «in un programma 2014-2018 che prevede tagli di tasse in diverse aree che vanno viste nel loro insieme: c'è una sequenza, e c'è una cifra complessiva. Si è cominciato dagli 80 euro, una questione di equità sociale. Poi tasse le tasse sul lavoro, dall'Irap al sostegno alle assunzioni, per far crescere occupazione e aiutare le imprese a assumere».

Sequenza che procede ora con le tasse sulla casa e con il «tornare ad aiutare le imprese e i redditi più bassi». Sul fronte del fisco, ha sottolineato ancora il ministro di fronte alla platea del Meeting, «la vera questione è come abbattere le tasse in modo credibile, quindi come si finanzia il taglio delle tasse. E per questo è necessario uno scenario di medio-lungo termine».

«Mi piacerebbe farlo dall'oggi al domani», ha affermato Padoan schioccando le dita. Ma poi ha avvertito: «Le tasse si possono abbattere solo in modo credibile», così i risultati «saranno un impatto più efficace e una finanza pubblica più sostenibile. Altrimenti il Paese non è credibile, e questo comporterebbe la risposta negativa di due soggetti: i mercati che sul debito ci farebbero pagare tassi più alti e le istituzioni che non ci concederebbero margini di flessibilità perché non si fidano». In una legge di Stabilità, avverte il ministro, «tutto deve tornare, e non è semplice farlo».

«La zona dell'euro nel suo complesso cresce poco ma le recenti cifre di crescita per l'Italia confermano il quadro del Def», aveva indicato il ministro dell'Economia in una intervista a IlSussidiario.net che ha anticipato il suo intervento di oggi al Meeting.

Il governo non si accontenta di una crescita da zero virgola, ha poi sottolineato Padoan, evidenziando come il problema non sia «il dibattito intorno allo zero virgola», visto che «sono 20 anni che non abbiamo tassi di crescita degni della nostra ricchezza», perché «non si sono affrontati gli ostacoli strutturali».

Per l'emergenza Mezzogiorno, nell'ambito della legge stabilità, il Governo vuole «anche cercare di capire come, nel vincolo delle risorse disponibili, si possano immaginare agevolazioni fiscali per il Sud», ha poi affermato il ministro dell'Economia, ricordando i recenti dati Svimez: «È chiaro che c'è un problema più acuto» al Sud, ha detto. «Non servono politiche diverse rispetto al resto del Paese ma una implementazione più finalizzata, più cucita addosso a realtà specifiche del Mezzogiorno». Dal fronte degli investimenti, a partire dall'implementazione di quelli infrastrutturali che «deve essere fortemente migliorata»; da riforme come per la scuola e la pubblica amministrazione che devono essere «mirate», da «adattare a specifiche realtà meridionali».

«Il clima economico globale si è sicuramente intiepidito: la Cina cresce a ritmi meno sostenuti del passato, e tutti gli altri paesi del club dei BRIC - cioè Brasile Russia e India, oltre alla Cina - hanno problemi domestici», ha quindi sottolineato Padoan.

«La Cina è un segnale per l'Europa, è una lezione che l'Europa non può permettersi di ignorare», ha continuato. «Una lezione che mi sta molto a cuore: l'Europa deve sì poter contare sulla crescita dei grandi Paesi emergenti ma deve soprattutto contrare su stessa». Deve «crescere di più e creare più lavoro».

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