Il segreto delle energie rinnovabili: produrre di più dove costa meno

di Carlo Andrea Bollino*
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Sabato 25 Ottobre 2014, 22:10 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 00:24
La nuova politica ambientale e energetica dell’Unione Europea, dopo il precedente Pacchetto clima-energia 20-20-20, è cominciata il 22 gennaio scorso. Il nuovo Pacchetto clima-energia 2030 propone tre importanti obiettivi per il 2030: ridurre la CO2 del 40% rispetto ai livelli del 1990; produrre il 27% di energia tramite le rinnovabili; rilanciare l’efficienza energetica in tutti i settori. L’idea è quella di dimostrare al mondo che l’Ue vuole assumere la leadership mondiale per affrontare i cambiamenti climatici e le sfide di sicurezza energetica. Ma la stessa Ue, secondo il resto del mondo, rappresenta solo il 10% delle emissioni e del Pil mondiale ed è, di conseguenza, considerato un interlocutore marginale. Se aggiungiamo che i costi di questa nuova politica dovranno essere “digeriti” dai consumatori europei, già martoriati dalla lunga crisi, la credibilità di questo Pacchetto non appare esaltante.

Ma non basta. La debolezza di questa proposta risiede nella sostituzione degli obiettivi vincolanti per le singole nazioni in termini di energie rinnovabili con la generica proposta di un obiettivo “da raggiungere tutti insieme”. Ciò apre immediatamente un problema di cooperazione. Le differenze fra Stati membri incentivano opportunismi e defezioni nel sostegno all’obiettivo comune. Cioè quello che gli economisti chiamano un comportamento da “free rider”.

Che fare? Nel semestre italiano di Presidenza Ue servirebbe una proposta dirompente ed eclatante del nostro Governo in campo ambientale, almeno quanto le proposte sul lavoro tipo articolo 18 e dintorni. Ecco una traccia: come risparmiare sui costi in bolletta per fonti di energia rinnovabile (Fer). E proprio questo tema, tipo spending review del Governo di Roma, sarà dibattuto nella Conferenza Europea degli Economisti dell’Energia, in programma dal 28 al 31 ottobre alla Università Luiss di Roma, che riunirà oltre 400 economisti dell’energia di oltre 40 Paesi del mondo.

Le ricerche recenti del gruppo di economisti dell’Università di Perugia dimostrano come si può risparmiare sui costi di produzione dell’elettricità da tre fonti di energia rinnovabile (Fer) principali: fotovoltaico, eolico e biomasse in Europa. Il calcolo è stato effettuato per ciascuna regione a livello Nuts 1 della Ue (che sarebbe il livello delle macroregioni europee), tenendo conto delle specificità di producibilità del territorio. Nelle regioni con maggiore insolazione, ventosità o produttività dei terreni coltivati il costo di produzione delle Fer è minore, a parità di costo capitale dell’impianto. Ad esempio, il pannello fotovoltaico costa uguale ad Amburgo e a Palermo, ma in Sicilia rende il doppio in termini di ore utili di insolazione e viceversa per le pale eoliche, perché al Nord c’è più vento utile.

Ebbene, le simulazioni della allocazione ottimale (con ripetizioni stocastiche di tipo gaussiano) di Fer sui territori della Ue a parità di obiettivo 2030 (cioè quel 27% di energia prodotta da Fer) comporterebbero, rispetto alla allocazione del vecchio Pacchetto 2020, un risparmio fra il 5% e il 10% del costo totale di qui al 2030.

Quindi, con un sistema di questo tipo, che alla fine è semplicemente basato sul principio “produco di più dove costa meno”, potremmo cifrare in modo grossolano il risparmio per l’Italia fra il 5% e il 10% dei 12 miliardi che ci costano annualmente gli incentivi per le Fer. Sono sempre fra i 600 e 1.200 milioni di euro all’anno per molti e molti anni. Italia batti un colpo!



* Presidente dell’Aiee - Associazione Italiana Economisti dell’Energia e docente del Dipartimento di Economia all’Università di Perugia